DI PASQUALE RAPIO
A seguito del mio precedente comunicato stampa sulla costituzione di Comunità Energetiche a Bitonto, ho ricevuto riscontri deboli sia in ambito pubblico che privato. Le osservazioni pervenute si concentrano principalmente sugli aspetti negativi e sulle apparenti criticità del progetto.
Pur trattandosi di una proposta economicamente vantaggiosa, la scarsa propensione dei cittadini ad adeguarsi al cambiamento rischia di renderla irrealizzabile. Per questo motivo, ritengo utile rilanciare il tema attraverso la stampa, esplicitando alcuni aspetti fondamentali.
Le Comunità Energetiche non rappresentano solo una strategia per combattere la povertà energetica e contrastare il caro bollette, ma perseguono un obiettivo ancora più importante: favorire la socializzazione e rafforzare la coesione sociale. Attraverso la condivisione dell’energia, i cittadini diventano protagonisti attivi della vita pubblica, passando da semplici spettatori a soggetti consapevoli e partecipi.
Aspetti normativi e di business
Le Comunità Energetiche si basano sulla produzione e condivisione di energia rinnovabile all’interno di un sistema composto da produttori e consumatori. Alcuni soggetti producono energia per l’autoconsumo e la condivisione, mentre altri la consumano senza produrla, con un bilanciamento tra la potenza generata (KW) e i consumi effettivi.
Esistono due principali tipologie di Comunità Energetiche:
1. CER autofinanziate, in cui i membri sostengono direttamente i costi dell’investimento.
2. CER finanziate da società specializzate, che si occupano della realizzazione dell’infrastruttura.
Dal punto di vista giuridico, le CER possono costituirsi come cooperative o altre forme associative e possono coinvolgere sia soggetti pubblici che privati.
Attualmente, il PNRR finanzia le Comunità Energetiche, concedendo ai comuni con meno di 30.000 abitanti un contributo a fondo perduto pari al 40% dell’investimento. Inoltre, il GSE eroga una tariffa incentivante per l’energia condivisa.
Per i comuni con più di 30.000 abitanti, il contributo a fondo perduto del 40% è generalmente previsto tramite i Fondi FESR regionali e specifici bandi. In particolare, la Regione Puglia ha programmato per il 2024 l’azione 2.3, finalizzata a sostenere la creazione delle CER.
Dal punto di vista fiscale, le Comunità Energetiche beneficiano di agevolazioni rispetto al Bonus Ristrutturazioni, con la possibilità di dedurre l’investimento dall’imponibile anziché usufruire della detrazione del 50% in dieci anni.
La necessità di un’azione territoriale
Affinché il progetto possa avere successo, è fondamentale una forte azione di promozione sul territorio. Il Comune, insieme alle associazioni locali, alle scuole, alle parrocchie e agli amministratori di condominio, deve svolgere un ruolo attivo nell’informazione e nel coinvolgimento della cittadinanza.
Occorre promuovere percorsi di sensibilizzazione attraverso incontri pubblici, sportelli di ascolto e attività di divulgazione, per far conoscere le opportunità offerte dalle Comunità Energetiche.
L’azione del singolo, per quanto importante, risulta debole se non supportata da tutti gli attori in campo. Senza un impegno collettivo, il rischio di fallimento è elevato.