Il 2 luglio 1888, a Bitonto, si verificò l’esplosione di un polverificio situato in una località indicata dal Corriere delle Puglie dell’epoca come «via Sant’Antonio, nella valle del Celso», probabilmente una errata trascrizione di via Sant’Antuono e Arco del Gelso, nel centro storico. L’incidente causò il crollo dell’edificio e la morte di diversi lavoratori, con danni stimati in mille lire.
Il polverificio era di proprietà di Raffaele Raimondi, 30 anni, che lavorava con Gaetano Vacca (25 anni), Giuseppe Elia (45 anni), Saverio Pantaleo (38 anni) e sua moglie Concetta Abbondanza (34 anni). Erano presenti anche i figli dei Pantaleo: Giovanni (4 anni), Carmela (11 anni) e Maria Nicola (15 anni), oltre a Luigi Abbondanza (32 anni) e Raffaele Corallo (32 anni).
Gli operai stavano lavorando alla realizzazione di bombe di carta, messe ad asciugare in un cortile interno all’edificio. I bambini, giocando, sfregarono i piedi a terra, generando una scintilla che innescò la polvere da sparo. L’esplosione fece crollare il tetto della fabbrica, seppellendo chi era all’interno.
Alle urla seguirono i soccorsi immediati, narra la stampa dell’epoca. Il maresciallo dei carabinieri Giovanni Parlato giunse con tre carabinieri, seguito dal sindaco Francesco Ventafridda e dal pretore. Iniziarono le operazioni di scavo tra le macerie, recuperando i corpi ormai senza vita di Raimondi, Vasca, Pantaleo e Luigi Abbondanza, «tutti deformi cadaveri» racconta il Corriere delle Puglie. Gli altri riportarono ustioni e ferite gravi che causarono successivamente la morte.
Il danno alla struttura fu totale, con una stima di perdita economica di mille lire, cifra che, all’epoca, rappresentava una somma ben superiore ai pochi centesimi di euro odierni. Parliamo di diverse migliaia di euro odierni. Proprietario dell’immobile era Giuseppe Martucci.
La notizia destò molto clamore in città e nei paesi limitrofi. Riporta quello che, oggi, è la Gazzetta del Mezzogiorno: «Nei caffè, nei clubs, per le vie, non si fa altro che raccontare l’orribile fatto e tutti corrono sul luogo del disastro, facendo i più strani commenti».