Edificato nel XVII secolo (1600), in seguito all’apertura del nuovo asse viario, sorse addossato all’antica chiesa parrocchiale di Sant’Egidio Abate (XIII sec.), e precisamente sull’antichissimo “Coemeterium” (Cimitero) parrocchiale, luogo destinato alla sepoltura dei morti sia per inumazione sia per tumulazione, obbliterando in tal modo la facciata occidentale della chiesa. Per tale ragione, a seguito di alcune occupazioni non autorizzate, nel 1654 il parroco De Riciis fece aprire una nuova porta d’ingresso sulla fiancata laterale della chiesa (attuale porta d’ingresso).
L’edificio, rivestito tutto a bugne con marcapiano, presenta un portale di accesso espanso e lineare con paraste e trabeazione. Molto articolato si presenta l’androne con lunette è cortile quadrangolare con scalinata a più rampe e balaustre ricacciata sul lato orientale posta a confine con la chiesa. Una bella finestra s’impone sul cortile. Le arcate rampanti e le volte portano sai vari pianerottoli interni è sul balatoio della fiancata meridionale della chiesa di Sant’Egidio. Qui si nota un bel dipinto sacro, a muro, che abbellisce l’interno palazzotto.
L’antica famiglia Gilberti Gallarate, nata dall’unione in matrimonio di due famiglie benestanti, possedeva diversi appezzamenti terrieri in agro di Bitonto. La famiglia Giliberti o Giliberto, elencata fra le famiglie nobili di Solofra nel tomo XVI dell’Opera di Summonte Historia della Città e del Regno di Napoli ha origine da Gilbert Quarrel Drengot, il quale ebbe, dal padre, Roberto Quarrel Drengot, primo Signore di Avellino, figlio di Rainulfo I Quarrel Drengot, primo Conte di Aversa, la signoria di Solofra nel XI sec.
La famiglia Giliberti viene elencata fra le famiglie nobili di Solofra nel tomo XVI dell’Opera di Summonte Historia della Città e del Regno di Napoli.
Arma: una mezza luna crescente d’argento in campo azzurro e nel capo tre stelle d’oro a otto raggi.
Motto: “PER IGNOTA PER ÌNVIA”
I “Galarano” o “Gallarate” antica famiglia qui giunta nel sec. XVI, dopo l’autonomia comunale, unitamente ai “Calzano” di Bergamo, i “Franco” di Cava, i “De Rosa” dell’Aquila, i “Dellacella” da Santo Stefano in Liguria, ebbero numerose proprietà terriere sia nel contado (Casino Gallarate) che nel centro cittadino, dove attualmente si ammirano le case nobiliari site in via Sedile e in via della Cattedrale. Su quest’ultima, sul prospetto svetta l’arma dei Gallarate, caratterizzata da un grande stemma clipeato sormontato da un drago alato, riportante nello scudo due tralci di uva intrecciati sormontati da corona nobiliare e nel motto “Gallaratorum opus”.