Il Partito Democratico di Bitonto è stato commissariato dopo mesi di polemiche e accuse di brogli nel tesseramento. La decisione è stata presa dai vertici regionali del PD, che avevano già sospeso il congresso per il malfunzionamento della piattaforma online. Il segretario uscente, Francesco Brandi, ha salutato con favore il commissariamento, definendolo un “intervento di legalità” per garantire un congresso regolare e rispettoso delle regole democratiche. Brandi ha sottolineato che il commissariamento tutela anche i sostenitori delle varie candidature, che rischiavano di essere danneggiati dalle irregolarità.
Dall’altra parte, il candidato Nino Colasanto ha accusato la segreteria locale di condotte “antidemocratiche” e di aver escluso 500 iscritti dal diritto di voto. Il commissariamento è visto da alcuni come la risposta alla “gestione incompetente” della sezione bitontina, ma per Brandi è un passo necessario per salvaguardare la credibilità del partito.
Il sindaco Francesco Paolo Ricci ha seguito gli sviluppi, anche per le eventuali ripercussioni politiche che la situazione avrebbe potuto avere sugli equilibri della giunta. Pur senza esporsi pubblicamente, Ricci ha auspicato una rapida risoluzione della crisi, sperando che il commissariamento possa favorire un ritorno alla serenità e alla collaborazione all’interno del partito. Ora, il futuro del PD bitontino passa nelle mani di un commissario, che dovrà ricucire le fratture e organizzare un congresso finalmente in linea con le regole democratiche.
Intanto, il segretario regionale De Santis smentisce le parole di Brandi e invita al silenzio.