Avevamo lasciato Adriano Barone, in arte H/B, alla pubblicazione del primo pezzo della sua carriera “all’alba”, Non è così (brano accompagnato anche dall’uscita di un bel videoclip, alla maniera degli artisti affermati), che ha ottenuto, nel frattempo, tanti feedback positivi, facendo il giro delle piattaforme musicali online in men che non si dica.
Correva il mese di maggio e Adriano, al settimo cielo, non poteva certo immaginare ciò che di lì a relativamente breve avrebbe stravolto la vita della sua famiglia, ispirando anche la toccante Lettera a mio fratello, https://youtu.be/9X—Venht4?si=NHm8vxC_xsvF2Jlx seconda fatica artistica del rapper nostro concittadino da qualche giorno “on air”.
Adriano, sappiamo che non è facile per te toccare l’argomento, ma vorresti in sintesi raccontarci qual è stato l’episodio impronosticabile che ha inevitabilmente scosso la quotidianità tua e della tua famiglia, dando il “la” al secondo lavoro della tua carriera musicale?
A tutti noi può capitare di incorrere in ‘incidenti di percorso’ durante la vita, siamo umani e proprio nella nostra famiglia ci stiamo ritrovando ad affrontare un episodio spiacevole riguardante mio fratello, che sta pagando giustamente i suoi errori. Ha avuto qualche tempo fa dei problemini con la legge ed è stato preso in custodia cautelare; tengo molto a precisare che non ha fatto del male a nessuno né si tratta di un reato grave, ma comunque una sua ‘leggerezza’ è andata a sfociare in questa situazione. Qualche notte dopo l’episodio ho scritto tutto di getto la lettera che sarebbe diventata, in musica, Lettera a mio fratello. Essa racchiude un po’ tutte le emozioni che ho provato durante quei giorni, un misto tra rabbia ed empatia nei suoi confronti. Per assurdo, già in estate avevo annunciato che in inverno avrei pubblicato pezzi più intimi e profondi, il Fato ha soltanto accelerato i tempi… Non nascondo che all’inizio ero molto indeciso se pubblicare o meno questa lettera, perché una parte di me voleva custodirla gelosamente nello scrigno dell’intimità; ma la musica mi ha insegnato ad aprirmi senza paure e, in particolare, questo pezzo penso possa diventare anche un monito e un messaggio di speranza per chi potrebbe vivere o sta vivendo situazioni simili.
Nelle prime battute del testo di Lettera a mio fratello affermi Tu in una prigione reale, io in una mentale…
Quali sono le prigioni mentali di Adriano Barone, in questo momento della sua vita da ventiseienne?
Siamo continuamente alla ricerca di noi stessi ed è molto facile farsi plasmare dall’ambiente in cui viviamo. Nel momento in cui senti di voler qualcosa in più rispetto a quello che hai intorno inizi a vivere indirettamente in contrasto con quello che ti circonda, ti metti sotto esame continuamente perché hai obiettivi diversi. In un pezzo che non ho ancora pubblicato scrivo ‘È la percezione diversa anche con la stessa vita, tu ti senti realizzato, io non la sento mia” perché tutti siamo diversi ed abbiamo direzioni diverse, anche se siamo nello stesso ambiente, e vorrei che tutti lo capissero, ma qui sognare sembra sia sbagliato mentre pare sia giusto arrendersi ad una vita piatta senza il coraggio di osare ‘oltre’. Io sono quel tipo di persona con la mente che va dieci volte più velocemente della realtà, per ogni situazione creo in anticipo i mille possibili risvolti che potrebbero svilupparsi, probabilmente penso più del dovuto e sicuramente questa è una caratteristica positiva per molti versi. Essa mi avvantaggia in parecchie circostanze, ma delle volte diventa appunto una gabbia mentale che non mi permette di godermi il presente, l’ora qui e subito. Per gli stessi motivi, poche persone riescono a far parte della mia vita e ad averne un ‘posto affettivo’; sono sempre molto diffidente, eppure se sento di potermi fidarmi davanti ad una persona leale, sono pronto a darle il mondo. La mia ‘prigione mentale’ a momenti mi fa del male e a momenti mi protegge…
Il pezzo è decisamente distante dalle vibrazioni hip hop latine di Non è così (il quale, in estrema sintesi, racconta di una relazione passionale con risvolti anche ossessivi-possessivi che talvolta sfociano in un feeling quasi tossico), infatti i pochi, semplici accordi suonati al pianoforte dominano su tutto il resto, costituendo la base “minimal” perfetta di una scrittura molto molto introspettiva e allo stesso tempo potentissima…
Lettera a mio fratello è probabilmente il pezzo più intimo che abbia mai scritto. Nella prima strofa parlo direttamente di me con me, come se mi stessi confidando; nella seconda strofa parlo della mia famiglia e di tutto ciò che ci sta succedendo. Il testo non ha mezzi termini, perché non sto raccontando una favola… Ogni parola è stata pensata e scritta direttamente testa-foglio, senza filtri o modifiche razionali a posteriori. Navigo ancora tra la rabbia per quanto avvenuto, l’empatia nei confronti di mio fratello e la profonda sofferenza di un’intera famiglia che si sente schiacciata da questa situazione quotidianamente. Io, in mezzo a questa confusa tempesta emotiva, ho voglia di evadere, come se non volessi viverla, ma allo stesso tempo mi ci sento attaccato indissolubilmente. Non smetterò mai di ringraziare il mio produttore di fiducia Claudio Martulli, in arte SVG, perché ha subito capito il peso di questa traccia e mi ha dimostrato tutta la sua professionalità, serietà durante i lavori. A parer mio, la base sposa perfettamente ogni parola e lui ha saputo creare tutte le giuste atmosfere nel corso del pezzo, facendolo rimanere elegante, delicato e lasciando sempre la massima priorità alle parole.
Scorrendo il testo, spicca il passaggio estremamente personale (anzi, individualistico) Preferisco stare solo, quasi mi sento in colpa / Ma ci sto così bene che quasi mi sento in coppia.
Ami davvero così tanto la solitudine di tuo, come hai affermato poco sopra, o credi che oggi sia soprattutto la naturale conseguenza della “confusa tempesta emotiva” che ti si sta scatenando attorno?
Come ho detto prima, mi piace la solitudine, mi apro del tutto a poca gente per mia indole. Star solo mi permette di riflettere molto, di esaminare la mia vita e di mantenere un equilibrio, non amassi la solitudine non sarei un artista (ride, ndr), poi ovvio le varie vicende ti portano a periodi di apertura interpersonale alternati alle ‘chiusure’. Però, questo mio modo di essere rende davvero speciali le poche persone che entrano a far parte della mia vita privata.
Il tema del tuo nuovo lavoro è decisamente delicato, scomodo, aperto persino a diverse, opposte interpretazioni, fra perbenismo di comodo e giovanili attrazioni per il “maledetto”; così come la scelta del videoclip che, per la seconda volta, immortala la nostra amata-odiata Bitonto in tutta la sua velenosa bellezza.
Spiega ai lettori queste personali preferenze artistiche, anche alla luce della tua ferma volontà di trasformare una “questione familiare” in un potenziale insegnamento sociale…
Nel momento stesso in cui ho deciso di pubblicare questa traccia avevo la consapevolezza delle possibili problematiche/critiche a cui andavo incontro… La pioggia che si sente all’inizio e alla fine del brano rappresenta sia il momento buio sia la metaforica ‘pioggia di pregiudizi’ a cui mi sono esposto. È chiaro che davanti ad una situazione del genere sono tutti pronti a puntare il dito e giudicare, però bisogna anche valutare le varie sfumature umane che da essa derivano. In ogni città ci sono problemi di questo genere, è inutile nascondersi dietro un velo di finto perbenismo, tutti nella nostra vita commettiamo errori e dobbiamo sbagliare per capire… Non giustifico atti di violenza, ci mancherebbe, quelli sono il primo a condannarli, faccio sempre riferimento a errori leggeri, come nel caso di mio fratello che, ripeto, non ha fatto psicofisicamente del male a nessuna persona. Questa traccia si mette dalla parte di chi le vive certe sofferenze (le famiglie dei detenuti, ad esempio, come la nostra che posso con certezza definire ‘per bene’) perché descrive quel che si prova, la sofferenza ed il malessere interiore; ma si colloca anche dalla parte di chi è pronto a giudicare perché vuole portare alla riflessione: alla fine, nessuno è contento quando una persona a noi cara deve passare del tempo in quattro metri quadri, a maggior ragione quando alle spalle c’è una famiglia in cui tutti lavorano normalmente e legalmente, proprio come quella della stessa persona che punta il dito con tanta superficialità. Io sono consapevole di aver avuto coraggio ad espormi così tanto perché avrei potuto continuare il mio cammino artistico senza menzionare questa vicenda, tenendola nella sfera privata. Tuttavia, so bene che la musica può aiutarmi e aiutare gli altri, come un’enorme ‘terapia sociale’. Bisogna prendere anche quello che è negativo e trasformarlo in arte, non aver paura dei momenti bui perché ci insegnano a vedere meglio nelle difficoltà. Sì, è vero, questa traccia parte da un mio sfogo personale e intende arrivare a chi la ascolta come un possibile messaggio di speranza, in primis verso la mia città – che vive le stesse identiche problematiche e difficoltà di tutte le altre – ma vorrebbe spingere al miglioramento comportamentale ognuno di noi. Chi la ascolterà, capendo il reale significato del testo, sono sicuro che rifletterà prima di giudicare, così come chi starà per compiere degli errori evitabili potrebbe fermarsi un attimo prima a pensare al male che quell’atto può causare agli altri. Lettera a mio fratello adesso è di tutti voi, perché chiunque può essere un ‘mio fratello’ nel mondo, chiunque può essere ‘vostro fratello’ nel mondo. Sono infine orgoglioso di aver proposto ancora una volta Bitonto nei miei video, per questa città ci sarà sempre odio e amore, ma è qui che ho le mie radici e non me ne vergogno. Grazie.
Grazie a te, Adriano. E un enorme in bocca al lupo per la tua carriera artistica!