Un’organizzazione criminale radicata in Puglia, specializzata in furti, ricettazione e riciclaggio di veicoli, è stata smantellata grazie all’operazione “Redivivi Imperium”. L’indagine, condotta dalla Procura della Repubblica di Foggia, ha portato a 26 indagati, con misure cautelari per tutti. Tra gli arrestati spicca il nome di un bitontino: Lorenzo Pantaleo, 31 anni, finito agli arresti domiciliari presso la sua abitazione in città.
L’operazione, durata otto mesi, ha fatto luce su una rete criminale ben organizzata, con il suo epicentro a Cerignola. Qui i veicoli rubati venivano smontati in officine clandestine, per poi rivendere le parti nel mercato nero dei ricambi, sia in Italia sia all’estero. Le indagini, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche, hanno permesso di decifrare il linguaggio in codice usato dagli affiliati, delineando con precisione i ruoli e la struttura del sodalizio.
Tra i sette arrestati in carcere figurano i presunti capi dell’organizzazione, tutti di Cerignola: Antonio Dimmito e Antonio Fuscaldi, coadiuvati da Leonardo Vurchio, incaricato della logistica. Altre figure chiave, come Aristide Carmine Mastrone di Torremaggiore, Pasquale Gassi di San Severo, Paolo Pelullo e Gerardo Morra, anch’essi di Cerignola, avrebbero avuto compiti operativi.
Ai domiciliari, oltre al bitontino Lorenzo Pantaleo, sono stati posti Aurelian Gabriel Vladut, Angelo Antonio Pelullo, Lorenzo Cormio, tutti di Cerignola, insieme a Gianni Sansonna di Canosa di Puglia, Fabio Calabrese di Barletta, Savino Antonio Merotta e Domenico Tricarico, sempre di Cerignola.
Infine, altri undici indagati, tra cui cittadini di San Severo, Torremaggiore e Andria, sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione quotidiana alle autorità.
Lorenzo Pantaleo è accusato, insieme agli altri, di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata al furto e al riciclaggio di veicoli. Secondo gli inquirenti, l’organizzazione operava con una gerarchia ben definita, utilizzando strumenti sofisticati come inibitori di frequenza e mezzi per trasportare le parti smontate. La struttura logistica era capillare, con depositi illegali per lo stoccaggio e la distribuzione delle componenti rubate.