Ricordo. Tornai, dopo qualche anno, nel profondo del Capo di Leuca praticamente all’alba, quando il mare sembra inghiottire ogni pensiero e il sole si affaccia timido, illuminando l’ultimo avamposto d’Italia. Il faro di Santa Maria di Leuca si staglia maestoso contro il cielo, un guardiano silenzioso che scruta l’orizzonte da più di un secolo. Leuca ti aspetta, ti aspetta in fondo. È luogo di confine, di incontri spirituali e culturali. La basilica di Santa Maria de Finibus Terrae domina la scena: luce e faro, questa volta sacro, per i credenti. Cammini come i pellegrini, qui, preceduto, accompagnato da un vento che sembra sussurrare antiche preghiere.
Ma il mio obiettivo, mi dissi, non è Leuca.
È Patù, questo suono misterico e fascinosamente antico, situato appena più nell’entroterra, borgo che porta con sé l’eco della storia. Il vero richiamo di questo luogo è, però, il cosiddetto Monumento delle Centopietre.
Quando arrivai faceva già caldo, caldissimo e il sito, questo rettangolo di grandi pietre squadrate, posate con una precisione che sfida il tempo, era ed è lì. Nessun rumore attorno, nessun curioso o turista: eppure, è luglio, mi dissi.
Su cosa questo monumento sia, si è per lungo tempo discusso. C’è chi ha parlato di luogo sacro ai Messapi: decisamente più probabile, anzi certa, la sua datazione al IX secolo. Centopietre, per gli appassionati di storia ormai un richiamo mondiale e di assoluta fama, è un monumento funebre e si trova in piena città di Patù, di fronte alla chiesa di San Giovanni Battista. Perché questo strano nome, potrebbe chiedersi. Ebbene, deriva dal fatto che venne costruito proprio con 100 blocchi di pietra di tufo, oggi 99, provenienti da Vereto, città antichissima, messapica, una volta situata su una piccola collina vicinissima all’attuale Patù. Fu pensato come mausoleo per le spoglie del generale Geminiano, messaggero di pace trucidato dai saraceni. Il contesto storico è, dunque, questo: conflitti tra occidentali mediterranei ed arabi di ‘importazione’, saraceni appunto. Dinamiche di scontri e incontri: guerre, sì, ma pure negozi, traffici, conoscenze, scambi. Gli amici del Fai locale hanno tanto combattuto per un’attenzione maggiore verso questo straordinario sito. Speriamo bene.
La forma della costruzione, come detto, è rettangolare, con copertura del tetto a due falde. All’interno mi inoltrai con rispetto e silenzio. Lacerti di affreschi, sulle pareti, raccontano storie di santi e di fede. Il silenzio si fece totale. Strati sovrapposti di affreschi, per la precisione, più tardi rispetto alla sede che li ospita: si arriva fino al XIV secolo. Sono rappresentati tredici santi orientali, su schema bizantino. E dunque, cosa sarà accaduto a Patù e alle Centopietre? Facile credere che, in epoca medievale, il mausoleo si trasformò in piccola chiesa cristiana, quasi nascosto antro e sacello per i fedeli di Gesù del luogo e per i pellegrini. Nel 1873 Centopietre fu catalogato come Monumento Nazionale di seconda classe.
Lasciai Patù e le Centropietre, più che col mistero dentro, di sicuro nutrito di fascino, fascino che del resto mi sembrò permeare l’aria e l’area. Se ogni pietra mi sembrò bisbigliare una storia, ogni ombra, lì, parve suggerirmi un segreto.
Ma fui anche avvinto dalla questione dei confini.
Emerse imperiosa nella mia mente mentre lasciai Patù, con immagini irrisolte e domande, pure. Perché questi luoghi di confine esercitano un richiamo, direi una seduzione, così potente? Sarà mica l’idea di essere sospesi tra due mondi, tra mare e terra, tra storia e mito? Sarà, appunto.
Sta di fatto che me ne andai senza risposte, pensando a quanto il Capo di Leuca e le Centopietre possano regalare qualcosa di più prezioso, forse il senso di essere parte di un racconto millenario, dove ogni pietra -e nel mare poi ogni onda- ha, hanno una voce propria, in attesa di essere ascoltata.
(foto www.basilicaleuca.it )