«È morto il bimbo.
È affidata all’ironia la notizia di uno dei tanti disagi che, a Palombaio, vivono i residenti delle cosiddette “case verdi”. A parlare è Annalinda Lupis, residente ed esponente del Movimento di lotta per il diritto alla casa, in una diretta di domenica mattina e il “bimbo” altro non è che una caldaia di cui era stata chiesta la sostituzione nove mesi fa, quando si insediò in uno di quegli appartamenti. Già non funzionava correttamente. Sabato mattina, ha esalato “l’ultimo respiro”: «Con questo gelo ci siamo ritrovati senza acqua calda. Solo grazie al Movimento di lotta per la casa abbiamo potuto prendere uno scaldabagno nuovo, a nostre spese. Fortunatamente i compagni del movimento si sono prestati gratuitamente al montaggio».
«Quando il “bimbo” ha smesso di funzionare, non è scattato neanche il salvavita, in quanto non esiste qui un impianto elettrico a norma, non c’è messa a terra e il salvavita non salva la vita a nessuno» continua Lupis, ricordando che il problema è stato rilevato anche dai tecnici dell’Erp (Ente Ripartizione e Patrimonio, ndr): «Più di venti giorni fa c’è stata la loro visita, ma non sappiamo ancora nulla. L’Erp, così, mette in pericolo le famiglie. Non abbiamo i soldi per farlo noi l’impianto nuovo. Cosa che neanche ci spetta, dato che non sono di nostra proprietà gli alloggi».
«I pavimenti sono molto simpatici, perché, con questi rigonfiamenti, creano discese utili per insegnare ai bambini ad andare in skateboard. I termosifoni non funzionano e servono solo per metterci sopra le piantine. Ci sono residenti che usano le stufe a gas che sono pericolose» continua, mostrando gli altri danni della struttura, come l’assenza di autoclave da 25 anni e i cornicioni malridotti da cui cadono calcinacci: «Ci improvvisiamo muratori per ripararli. Ad una signora, da un anno, in lavatrice risale acqua di fogna».
I problemi sono noti. Ne abbiamo parlato già qualche giorno fa. Ieri mattina una delegazione dei residenti delle case verdi di Palombaio ha pure partecipato alla manifestazione organizzata dal Movimento di lotta per la casa, che si è tenuta a Bari. Una manifestazione per protestare contro gli sfratti e contro l’usanza di «sbattere le persone povere in luoghi lontani dalla vista».
Ma le contestazioni non sono rivolte solo al comune di Bari, proprietario delle palazzine. Anche verso Palazzo Gentile, colpevole di non provvedere alla manutenzione del verde che circonda il complesso residenziale: «La pulizia dei luoghi esterni la facciamo noi. Qui non viene nessuno, se non per la raccolta differenziata porta a porta. Tra la vegetazione c’è molta sporcizia, ci sono scarafaggi, escrementi. Immaginate cosa abbiamo sopportato in estate. È un problema di igiene di competenza non di Bari, ma di Bitonto. Qualche mese fa un assessore è venuto qui, promettendo di risolvere questa situazione. Non abbiamo più saputo nulla. Sindaco Ricci, Palombaio fa parte di Bitonto!».
Oggetto del malessere dei residenti, anche la «mobilità insostenibile» che isola persone che per lavorare devono prima arrivare a Bitonto, per poi andare a Bari, affrontando i disservizi delle ferrovie del Nord Barese. E affrontando spese di trasporti che risultano molto pesanti per gente impiegata in lavori a basso reddito: «Possibile che non esista una linea diretta da Palombaio a Bari? Non abbiamo i soldi per comprarci un’auto. Non è possibile spendere quel poco che guadagniamo in trasporti. Senza contare che spesso gli orari dei mezzi pubblici non si conciliano tra loro e con i nostri orari lavorativi, specialmente di domenica».
Lupis denuncia, poi, un altro problema di sicurezza sulla strada che collega Bitonto e le frazioni, su cui si affaccia il complesso: «La fermata dell’autobus è dall’altro lato della strada. Non ci sono strisce pedonali, rallentatori, dossi e le macchine qui sfrecciano. È molto pericoloso».
L’invito finale, rivolto al sindaco Francesco Paolo Ricci e alla sua giunta, è ad un incontro, a Palombaio o a Palazzo Gentile, per evidenziare tutti i disagi che i residenti vivono e a cui anche il comune di Bitonto dovrebbe porre attenzione.