«Siamo in emergenza e dobbiamo mettere in atto, così come ci dicono le norme e il Commissario Straordinario governativo, delle misure emergenziali».
I cinghiali sono ovunque e usano il corridoio delle estesissime campagne di Bitonto per raggiungere l’area a Nord, che va verso Altamura e Minervino Murge, valicando così i confini della provincia Bat.
L’allarme è stato lanciato dal direttore del Parco “Lama Balice”, Nicola Lavermicocca, nel corso di un incontro del Gruppo Operativo Territoriale di Regione Puglia, convocato all’interno di palazzo di Città a Bitonto.
L’obiettivo è raggiungere un equilibrio tra le esigenze protezionistiche dell’area della Lama e gli adempimenti emergenziali di depopolamento dei cinghiali.
«I cinghiali hanno raggiunto le periferie delle città di tutto il territorio, creando problemi di sicurezza, ma abbiamo anche di peste suina, da cui la Regione Puglia è al momento indenne, ma che richiede comunque azioni preventive», ha detto il sindaco Francesco Paolo Ricci.
«Siamo il primo parco di Regione Puglia ad attuare un piano e ottenere dei risultati in coerenza con quello del governo – dice Lavermicocca –. Abbiamo catturato già 18 capi e, quindi, siamo vicini al nostro target che ci è stato assegnato dalle norme regionali, pari a 50 capi su base annua».
Nelle aree protette, come quelle del parco, l’unica attività possibile è quella del prelievo dei cinghiali attraverso trappole: una volta catturati, questi vengono trasportati nell’unico centro di sosta temporanea in Puglia, a Lucera. Per gli altri, fuori dai parchi, bisognerà procedere con il contenimento e il depopolamento: «Siamo in piena stagione venatoria in cui si può cacciare il cinghiale – ha spiegato Vito Paradiso, coordinatore provinciale del GOT –, quindi dobbiamo necessariamente procedere a spron battuto con gli abbattimenti».
Fondamentale il ruolo dell’Università, che effettua un’attività di monitoraggio al fine di acquisire dati campionari che rappresentino lo stato della popolazione animale all’interno del territorio esaminato. Viene studiata la frequentazione delle aree, la composizione strutturale dei branchi e i momenti riproduttivi: i dati sono necessari per individuare misure gestionali che siano oculate, specifiche e ben proporzionate.
«Il cinghiale è una specie estremamente plastica – spiega Lorenzo Gaudiano, del dipartimento Bioscienze dell’Università degli Studi di Bari –. Sfrutta al meglio tutte le risorse disponibili all’interno del territorio, siano esse relative a siti di ricovero o risorse trofiche. L’acqua gioca un ruolo chiave, soprattutto all’interno del nostro territorio dove, generalmente, per caratteristiche topografiche, può essere un elemento poco rappresentato. Sembrerebbe che in quest’ultimo periodo le aree più a valle della lama siano quelle più frequentate, ma c’è una certa dinamicità e queste condizioni, nel tempo, possono variare anche repentinamente».