DI PEPPINO MONTE
Le lotte bracciantili in Terra di Bari hanno una valenza storica, tant’è che questi avvenimenti vengono riportati in qualunque libro di storia.
Questi fatti non hanno assolutamente un carattere criminoso, questi braccianti rivendicano il diritto al lavoro.
Quindi sono lotte per il lavoro, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, nella parte in cui, all’art. 1, sostiene che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.
In questo quadro e tra questi braccianti si inserisce la figura di mio padre, ormai scomparso.
Mio padre Luca frequenta per tre anni di seguito la prima elementare, senza successo.
Alla fine del terzo anno si ritira dalla scuola e va a fare il pastore.
Pare che in seguito va a mietere il grano.
Nel periodo di riferimento mio padre ha 23 anni e in questo contesto gli animi sono piuttosto accesi.
E’ fresca la memoria della recente lotta di Liberazione Nazionale condotta dai Partigiani per liberare l’Italia dal Nazi-fascismo.
Questi braccianti sono per lo più comunisti, o gravitano intorno alla Sinistra Politica.
La loro azione è rivolta essenzialmente contro i proprietari terrieri di Terrra di Bari.
Essi non svolgono, solitamente, i lavori necessari per una corretta gestione dei fondi agricoli.
Questi braccianti individuano dei terreni quasi incolti, e autonomamente, eseguono i lavori che ritengono necessari.
A fine lavori si recano nelle case dei relativi proprietari per chiedere il corrispettivo della giornata di lavoro.
Mi risulta che la maggior parte dei proprietari pagano ai braccianti il dovuto.
Naturalmente, non conosco la dinamica degli eventi, ma in seguito serpeggia un malcontento che genera disordini.
Alla luce di questi fatti accorrono rinforzi di Polizia dalla vicina Bari.
Mio padre racconta che dal varco di Via Modugno la Polizia non riesce ad entrare a Bitonto per la strenua resistenza dei braccianti agricoli.
A seguito di questi eventi, le Autorità fanno eseguire molti arresti, tra cui mio padre.
Viene prelevato, di notte, da uno stanzone al piano interrato di una decina di gradini, locale molto umido, dove in seguito vivono cinque dei suoi figli e che dormono tutti in un unico letto, tutti minori.
A seguito di questo arresto, mia madre è quasi contenta perché si attenua la “corte” incessante di mio padre nei suoi confronti.
La circostanza si rivela una gran storia d’amore, contrastata dal padre di mia madre, mio nonno, il quale ritiene mio padre molto povero.
Dal processo che si svolge al Tribunale di Bari, emerge che a mio padre è inflitta una condanna ad un anno e qualche mese.
In carcere mio padre riprende gli “studi”, impara a scrivere sui muri del carcere: w Marx, w Lenin, w Stalin, w Gramsci non lo scrive perché non ha ancora imparato a scriverlo, troppo “difficile” per lui.
Scontata la pena, ritorna a casa e riprende la “corte” a mia madre, suggellata dal matrimonio e con la nascita di cinque figli.
A seguito di questi eventi, il noto Mario Assennato, Avvocato, comunista, sposa la causa dei braccianti agricoli di Terra di Bari, e con una appassionata ed indimenticabile arringa, dimostra la natura politica di questi eventi.
Con successiva Sentenza, il Tribunale di Bari imprime a questi eventi accaduti un onorevole significato politico.
Con questo intervento ho voluto tracciare uno “spaccato” di un “pezzo” di storia realmente accaduto, per ricordare ai nostri nipoti la figura del loro bisnonno che ha lottato per una causa giusta.