Il caso di una scuola di periferia come la “Don Tonino Bello”, dallo scorso anno unica realtà con la “Caiati”, è emblematico di un impegno educativo ed istituzionale in contesti, come le periferie, a volte immutabili di disagio e di marginalità, ma altre volte, e oggi sempre più spesso, di fluidità e dinamismo, in cui l’agenzia-scuola può essere chiamata a rispondere a bisogni educativi nuovi e diversi.
La scuola nelle Frazioni funge dunque non solo da hub educativo ma anche da presidio di legalità, spesso in via esclusiva, in assenza di altre forme di controllo e di presenza dello Stato sul territorio. È un po’ quel modello universale di nuova scuola al cui centro John Dewey vedeva il processo educativo, inteso come esperienza e attività dal basso, spontanea, guidata dal bambino.
Una scuola così osmoticamente legata al suo contesto, nell’elaborazione del suo processo di offerta formativa non può non interagire strettamente con il territorio su cui insiste. È sempre stata questa la particolarità della ex Don Tonino Bello, la sua risposta ad un problema che non è solo di educazione ma anche di moralità. Dallo scorso anno, a sèguito di un’unione tra due istituti, sotto certi aspetti necessaria, sotto altri un po’ controversa, è nata la “Caiati-Don Tonino Bello”, che da quest’anno ha un nuovo dirigente scolastico, la prof.ssa Filomena Di Rella, che ha rilasciato al Da Bitonto una lunga intervista, che sarà ripresa, con qualche approfondimento, anche sull’edizione cartacea del mensile, di prossima uscita.
Preside Di Rella, una sua breve presentazione curricolare.
«Ho avuto due carriere pertanto potrei parlare di un doppio curriculum: due lauree, una in Lettere Classiche e l’altra in Giurisprudenza. Sono abilitata all’esercizio della professione forense e ho lavorato come Cancelliere alla Procura di Vasto per cinque anni. Ho insegnato per sedici anni anche in contesti molto difficili e atipici, per due anni alle Isole Tremiti, in una pluriclasse per ambito disciplinare di Lettere Arte e Musica, e, dal 2006, sempre nelle scuole secondarie di 1° grado, svolgendo incarichi di staff, dapprima come Funzione Strumentale di Coordinamento con il territorio, gli enti esterni e le associazioni, referente della legalità, del contrasto al bullismo e cyberbullismo e poi come collaboratrice del D.S. e vicaria. Per cinque anni ho svolto nella mia scuola l’incarico di DPO in materia di Privacy.
Il 1° Settembre 2022 sono stata assunta in ruolo come Dirigente Scolastico e ho preso servizio in Emilia Romagna all’ICS A. Battelli di Novafeltria, in provincia di Rimini. Quest’anno ho ottenuto il trasferimento interregionale ed eccomi qui».
Ha mai diretto una scuola di periferia?
«La scuola che ho diretto per due anni a Novafeltria è collocata in un contesto molto peculiare e periferico, in piccoli paesi di montagna, morfologicamente di frontiera fra Romagna e Marche e quindi in posizione decentrata rispetto alla Romagna e all’ambito territoriale che fa capo al riminese, con tutti gli svantaggi che questo comporta riguardo al problema del forte processo migratorio interno, dell’abbandono demografico, dei trasporti, delle comunicazioni, dell’offerta socio-culturale sul territorio e conseguentemente del turn over del personale scolastico in genere».
Come gestirà le specificità della Caiati-Don Tonino Bello con i suoi plessi distribuiti in tre località diverse?
«Su questo mi sento abbastanza pronta e preparata, considerato che la scuola da me diretta finora era articolata in tredici plessi dislocati su sei paesi oltre altre piccole frazioni, appartenenti a tre Comuni diversi e quindi con tre diverse Amministrazioni. La mia visione di scuola è improntata a garantire l’equità e le pari opportunità formative su tutti i plessi afferenti all’istituto e al contempo valorizzare le peculiarità e l’identità culturale e sociale di ogni paese, partecipando alle iniziative che saranno promosse sul territorio, aprendo il più possibile la scuola all’esterno e garantendo la cosiddetta continuità orizzontale. Ritengo che questa sia una priorità da perseguire e tutelare quando si dirige una scuola che si configura spalmata su più paesi che devono essere tutti curati nella stessa misura per offrire un servizio equi e di qualità».
Ci sono criticità emergenti che intende risolvere sùbito?
«Al momento le criticità più rilevanti che ravviso e sulle quali intendo intervenire quanto prima è compattare il senso di appartenenza e la convivenza effettiva dei due istituti che si sono uniti solo lo scorso anno a seguito di dimensionamento, sollecitare la realizzazione della Palestra a Mariotto, potenziare l’organico del potenziamento nelle scuole secondarie di 1° grado e arricchire le progettualità in modo da valorizzare, anche con attribuzione di incarichi organizzativi, i docenti e motivarli rendendoli maggiormente partecipi alla gestione della scuola in un’ottica di leadership condivisa».
Quanto alla fusione dei due istituti, sono state accorpate due realtà molto diverse: una, la don Tonino Bello, con le sue peculiarità (e problematiche) di scuola di periferia, meglio verticalizzata e più distribuita sul territorio delle Frazioni, l’altra, la Caiati, che insiste in una realtà urbana, oltre che scuola meno verticalizzata. Il codice meccanografico in uso è quello della ex don Tonino (Baic80800A). Tuttavia, la nominalitá della scuola e gli uffici di presidenza e segreteria privilegiano, de facto, la ex-Caiati. Qual è il suo parere?
«Sul tema del dimensionamento scolastico, premetto che, come dimostra tutta la battaglia da me fatta come dirigente fuori regione, per ben due anni (pur essendoci scuole in Puglia, circa quaranta affidate a reggenza), sono stata abbastanza ostile poiché ritengo che il dimensionamento, per alcuni versi legittimato dal calo demografico e dalle indicazioni europee, non abbia custodito, tutelato e garantito proprio le peculiarità più a rischio dei piccoli centri. Non a caso, l’Agenda Sud, che è stata ritirata in ballo, pone un’attenzione maggiore sulla salvaguardia delle realtà dei piccoli paesi. Ed io, su questo intendo lavorarci, per quanto mi sarà possibile, e ovviamente nel rispetto dei vincoli giuridici. Su questo argomento non ci sarà mai la mia insensibilità. Il mio pensiero è che il nodo che si è creato è il seguente: è vero che il codice meccanografico è quello del Don Tonino Bello, che è completo in quanto la scuola media è Don Tonino Bello, mentre Caiati non ha la scuola secondaria di primo grado quindi è paradossale che ci sia stata una sorta di inversione, nel senso che la scuola che apporta completezza in termini di ordini e gradi di scuola e che ha attribuito il codice meccanografico sia stata poi sottoclassata dalla Caiati. Ma credo che ciò che può aver indotto a stabilire la sede direzionale a Bitonto risieda nel fatto che Bitonto è il Comune, mentre Palombaio e Mariotto sono le Frazioni. Se si vuole andare ancora più a monte, c’è il problema dei trasporti, poiché collocare la sede centrale in una Frazione che ha dei vistosi problemi di trasporto creerebbe un problema di allocazione delle risorse».
Sotto questo aspetto, Palombaio non sarebbe stata una sede più baricentrica rispetto all’utenza di Mariotto e Bitonto?
«Sicuramente Palombaio è la posizione più strategica. Se dovesi scegliere, sceglierei Palombaio. Il problema è il servizio autobus o treno per chi viene da fuori non è facilmente raggiungibile. La scuola deve guardare ai docenti e dirigenti che vengono da fuori».
Ma se così fosse tutte le scuole di periferie d’Italia sarebbero “condannate” alla subalternità rispetto al centro urbano, e questo a dispetto di una delibera regionale di Luglio 2023, la DGR n. 947 del 4/7/2022, dove si precisa che: “dovrà essere garantito il presidio territoriale della scuola nei contesti con difficoltà organizzative determinate dalle specifiche dinamiche territoriali, sociali economiche, ecc. (aree montane, frazioni, borghi, contesti caratterizzati da particolare isolamento, ecc.)”.
«Per questo motivo dovrei meglio approfondire i moventi che hanno portato a questa decisione perché è chiaro che da un punto di vista giuridico il problema c’è. A tal proposito per non precludere altre possibilità future e io ho allestito e mantenuto le presidenze, e non solo a Palombaio, fisicamente con la mia presenza: negli scorsi giorni ho emesso la circolare organizzativa che è pubblicata sul sito in cui ho previsto che Lunedì e Mercoledì sarò a Bitonto, Martedì e Giovedì a Palombaio, e il rientro pomeridiano è a Palombaio. Questa è la dimostrazione che, al di là della centralità giuridica, per me dirigente scolastico è importante dare l’equa possibilità ad entrambe le sedi, poiché ritengo che la realtà della scuola in periferia vada meglio attenzionata. Infine, ho fatto istituire un ufficio di presidenza anche a Mariotto, incui starò il Venerdì: questo perché, a prescindere da considerazioni e cavilli di tipo giuridico, il dirigente scolastico deve avere questa capacità, quest’equilibrio della tenuta e della sostenibilità del territorio, un po’ come recita il D.Lgs. 165/2001 “…il dirigente scolastico promuove gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio…” quindi è colui che tiene il territorio».