Durante le mie ultime ricerche, consultando l’inedita piccola pubblicazione intitolata: Ospedaletto dei Malati Cronici, edito a Bitonto da Nicola Garofolo, 1908, collezione privata P. Fallacara, apprendiamo che alla fine dell’ Ottocento, nella nostra Bitonto, numerose erano le famiglie indigenti bisognose di cure mediche. Infatti leggiamo: “Gettati su di un lurido giaciglio, coi figli piangenti di intorno, si trovavano i poveri operai estenuanti di forze, smuti nel viso, vittime di un catarro viscerale”. Quest’ultimi, non trovando posto presso l’Ospedale Civile, che per istituzione era riservato agli ammalati acuti, e neppure nel Ricopro di Mendicità per mancanza di letti, morivano nella miseria più totale: “Essi si spengono sul lurido giaciglio, contorcendosi dai dolori fatti più acuti dalla mancanza di cure, circondati dai figlioli laceri, imprecando e bestemmiando, come appunto una povera lucerna, privata a poco a poco dell’olio, scoppietta e mure”.
Di fronte a scene così tristi le “Dame di Carità” bitontine non rimasero insensibili. Giornalmente effettuavano visite a domicilio ai poveri malati indigenti e sovente si trovavano dinanzi a casi pietosi e scene strazianti a tal punto da cercare una soluzione a tale endemica situazione. Fu così che inizialmente le dame si decisero a mettere a proprie spese nell’Ospedale Civile alcuni malati cronici, ma ciò non risolse tale critica situazione. Successivamente in una loro adunanza, tenutasi il giorno 11 gennaio del 1898, alla presenza di Monsignor De Stefano, si decise di individuare una struttura a sé dove allocare gli infermi bisognosi della carità cristiana.
Così il 27 dicembre 1908 con la morte a Como della signora Cecilia De Lerma, nata Rogadeo, a seguito del suo lascito all’associazione delle Dame di Carità, un legato di lire 400, su autorizzazione del Municipio di Bitonto, a quel tempo presieduto dal Sindaco Pasquale Cioffrese, furono attrezzati, presso casa Sylos Leontari, 4 posti letto per i malati cronici. In quest’abitazione i malati venivano serviti gratuitamente dalle Figlie della Carità, coadiuvate dal Sacerdote Don Eleondoro Capobianco, professore dell’Istituto Carmine Sylos. Successivamente questo piccolo appartamento, adibito ad “Ospedaletto”, insieme alla Farmacia di Beneficenza, si trasferì in un salubre locale del Monastero delle Vergini, dove i poveri infermi avevano il proprio posto letto pulito, un vitto sufficiente, la biancheria necessaria, è tutta l’assistenza materna delle Figlie della Carità.
Purtroppo però, a seguito di vari avvenimenti, tale “Ospedaletto” fu dismesso, la Farmacia di Beneficenza passo in un locale ubicato in largo Minerva e gli ammalati cronici furono ricoverati singolarmente in abitazioni private. Il 24 gennaio 1904 dopo vari sforzi l’Ospedaletto si trasferì nuovamente in una casa su via Maggiore dove gli infermi furono nuovamente raccolti e ben collocati. Nel 1908 l’Ospedaletto fu trasferito nuovamente al secondo piano di una casa posizionata a Porta Santa Teresa dove furono collocati nove posti letto. Tale casa era ben arieggiata ed esposta a mezzogiorno è fornita pure di una cappella dove i poveri infermi ascoltavano la santa messa pregando incessantemente per i loro benefattori. I bitontini, da sempre gente di gran cuore, durante l’istituzione dell’Ospedaletto contribuirono alla spese di ogni sorta. Le famiglie più agiate mensilmente donavano la somma di 10 lire per la cura degli ammalati cronici. Tra i “particolari” donatori ricordiamo:
Sacerdote Don Gaetano Cincinnati con lire 300, piccolo legato di una Suora defunta lire 200, utile della lotteria anno 1900 lire 650, sua Maestà la Regina Elena lire 500, signora Buquicchio vedova Ferrara lire 900, Gaetana Rogadeo vedova Ventafridda lire 600, signori fratelli Giannone de Majoribus lire 90, signora Benetti Evelina lire 30, tre devote anonime lire 80, Anna Naglieri lire 100, Traversa Nicola lire 200, lotteria del 1906 lire 900, Capaldi Elisabetta lire 100, Cavallier Dragone Vincenzo lire 100.
Purtroppo attualmente non sappiamo dove fosse ubicata la sede di tale “inedito” Ospedaletto a Porta Santa Teresa, attuale via dottor Francesco Ambrosi, che solo a seguito di precise e mirate ricerche potrà essere individuato.