Da Michele Giammarelli e Nicola Vacca del movimento politico “Bitonto in Testa” riceviamo e pubblichiamo.
“Direttore, ci scusiamo, ma a breve giro di posta, sentiamo l’esigenza di intervenire su argomenti trattati da un interessante articolo, a firma Rifondazione Comunista, apparso sul suo giornale qualche giorno fa, che risulta essere una pietra miliare del racconto di quanto accaduto negli ultimi 6/7 anni.
Un racconto fatto in nome di oggettive esperienze politiche, che in giro ha suscitato molta curiosità, nel mentre, dalla pescara (PD), col silenzio continuano a disinteressarsi della cosa (opere pubbliche), nonostante si sia perpetrato lo scempio di Piazza Caduti del Terrorismo e Piazza XX Settembre e con, a breve, l’inizio dei lavori a piazza Moro (si parla di ottobre).
A questo proposito va detto che il continuo dileguarsi dalle proprie responsabilità politiche (in capo alla coalizione del governo della città), avrà una fine certificabile, all’indomani della campagna elettorale Regionale (2025), che risulterà essere l’ultima distrazione a quella che sarà una campagna elettorale amministrativa (2027) di 2 lunghissimi anni ed avrà, come temi portanti, le MEDIOCRI OPERE PUBBLICHE.
Chi oggi pensa che il Pd abbia subìto quei progetti (la rigenerazione delle piazze in oggetto pur avendoli votati), forse, spera in un rinnovato perimetro politico di coalizione, con relativi cambi assessorili, all’indomani del voto Regionale. Noi di Bitonto in Testa, crediamo in questa ipotesi non foss’altro perché, riteniamo che, “i buoi potrebbero scappare dal recinto”, atteso che, molti degli addetti ai lavori si renderanno conto, forse a ragione, della inopportunità di riproporre la formula Ricci/PD, per risicati margini di futura vittoria elettorale, in gran parte rivenienti dai motivi di cui sopra.
Naturalmente, l’alternativa a questo scenario, abbisogna di un progetto civico credibile (con candidato Sindaco giovane), similare al primo Abbaticchio, equidistante da Pd e fratelli d’Italia, che in piena libertà possa confrontarsi con la città, coinvolgendo singoli o gruppi di cittadini, disposti a contribuire per il bene della stessa.
Va altresì detto, che andrebbero stimolate le numerose risorse umane, da sempre marginalizzate o nascoste, ad arginare gli “Yesmen” politici, una sorta di “frontalieri”, sempre pronti a riciclarsi (si va dove si vince), che potrebbero assurgere (ignorandoli politicamente), ad una dimensione stanziale, relegandoli alla coalizione di appartenenza, o al partito di ultima elezione”.