Pubblichiamo la lettera scritta da Mons. Francesco Savino, dedicata al dott. Vito Procacci.
Mio amatissimo Vito,
non avrei mai creduto che un giorno mi sarei ritrovato a scriverti nella maniera definitiva, mentre il dolore e la tristezza tessono il loro velo su questo momento di angoscia. Ma, riflettendo, comprendo che il cuore scrive sempre in maniera definitiva ed irrevocabile e così, lo lascio parlare e lo ascolto, sospeso tra la meraviglia della tua vita ed il peso della tua perdita.
Nel silenzio di questo momento, mi risuona il Vangelo di Giovanni, nel passo in cui Gesù dichiara di essere venuto perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza e mi sembra che descriva bene quello che tu hai fatto con la tua testimonianza: hai dato in abbondanza la vita e l’hai data con amore e dedizione che hai offerto agli ultimi, agli ammalati ed a tutti coloro a cui è stato concesso il privilegio di incontrarti. Ogni tuo gesto di cura, ogni parola di conforto che hai speso, in quei luoghi di dolorosa necessità, come tu li chiamavi, erano un seme piantato nel cuore dell’umanità. Un seme che fioriva in una vita arricchita dal tuo sacrificio.
Per questo il dolore, oggi, non mi vince. Perché la tua vita è stata una intera celebrazione di questa abbondanza promessa da Cristo, l’esempio luminoso di come il servire ed il servizio, intesi alla maniera di Gesù, che è stata anche la tua maniera, possano solo nutrire di abbondanza e, il dolore per la tua mancanza oggi, è solo un richiamo alla bellezza ed alla grandezza della tua esistenza, un’eco del “Sia fatta la tua volontà” che tu hai innalzato, con indefesso impegno.
Tu eri lì, in quel tumulto di giorni oscuri, in cui l’intera umanità si piegava al peso dell’ignoto, ad un virus che ha ridefinito perfino i contorni del mondo, che ci ha rinchiuso in casa nella paura e nella debolezza dei nostri corpi. E tu, mio amatissimo amico, eri un faro di luce tra queste ombre, eri una luce che sovrastava il silenzio della morte in corsia, in cui si consumava la battaglia verso questo virus invisibile. Il tuo coraggio indomito ha sfidato perfino l’incertezza e la tua competenza ha permesso a tanti ammalati di continuare a sorridere al fianco delle loro famiglie.
Ecco cosa eri tu davvero, un uomo la cui dedizione andava oltre i limiti, un testimone silenzioso, una preghiera di speranza ed una risposta divina in un tempo di disperazione. Mi piace pensare che Gesù trovi mille modi diversi per lasciare traccia della sua presenza e tu eri parte del Suo disegno, eri un tratto di matita che ha riscritto, in ogni modo, la storia di chi ha incrociato il tuo sguardo sempre accogliente, nonostante tu abbia sempre rivendicato la tua laicità.
La tua vita era già parte di un grande e misterioso tessuto di eternità, una verità che ora risplende perché non è svanita, perché non svanirà mai.
Anche la nostra amicizia è stata una benedizione, qualcosa che trascende i confini dell’ordinario. Ricordo con affetto i momenti trascorsi insieme, il calore a la sincerità del nostro legame al punto che chiamavo tuo padre “babbo” e lo facevo con un sentimento di gratitudine che le parole non possono contenere. Oggi mi addolora non essere presente alla tua presenza ma, un incontro con il Santo Padre, mi tiene lontano da te e dalla tua famiglia, che vorrei solo abbracciare, in silenzio. Vorrei solo dire ad Angela, tua moglie, ai tuoi figli Ettore e Carmen, e ai tuoi fratelli Giovanni e Michele, che la luce del tuo amore e della tua bontà è una fiamma che non si spegnerà mai.
Il mare ha accolto il tuo corpo, nella bellezza e nel mistero di un ritorno ad un elemento che copre i confini del nostro mondo. In tutta la sua vastità e profondità, ti ha offerto riposo e pace perché tu non avresti potuto tollerare le limitazioni terrene ma cercavi gli abissi dell’amore, la vastità delle carezze, la morbidezza del dono e mi piace anche pensare che sia stato il mare ad offrirtele per aprirti al tuo viaggio eterno.
Arrivederci Vito, te lo sussurro tra lacrime e nostalgia, ti stai consegnando alle braccia amorevoli di Gesù ed il tuo viaggio continua su un’altra corsia perché la tua abbondanza d’amore non può finire qui.
“Vieni, benedetto dal Padre mio, ricevi in eredità il regno preparato per te” (Mt 25:34).
Tuo, per sempre,
X don Ciccio