Meglio tardi che mai, certo.
Ma ci dev’essere un segreto perché se solo nella giornata di ieri il comune di Bitonto ha deciso di intitolare lo spazio antistante la Villa Comunale all’ex sindaco Arcangelo Pastoressa (1886-1970).
Proverò ad avanzare personalissime e indi più che opinabili considerazioni circa il molto postumo riconoscimento.
Nell’interessante opuscolo dedicato al personaggio in questione dal prof. Vincenzo Robles si traccia un’agile biografia, soffermandosi su alcuni aspetti di non poco momento: il Pastoressa, da consigliere, assessore e prosindaco, si era distinto per “intelligenza, onestà, naturale autorevolezza e umanità”. Queste virtù, oggi più rare che pria, lo avevano guidato nell’affrontare le sfortunate (e molto vessate) elezioni del 1913 al fianco del filosofo Gaetano Salvemiini.
Il fascismo aveva sì impedito brutalmente la sua attività politica, ma non aveva messo la sordina al suo civico operato, sempre volto al bene comune. Brillava soprattutto la sua capacità di ascoltare e di mediare fra le diverse parti in conflitto, ben oltre le sterili, stucchevoli faziosità. Da fattore delle proprietà Capocchiani-Ferrara, riuscì persino ad ottenere il terreno necessario per costruire il Campo Comunale del Littorio, sull’erta di via Megra: senza bisogno di variante, incredibile dictu.
Con l’avvento della Repubblica, fu primo cittadino fieramente comunista, con un provvedimento immediato: perentoria richiesta di riaggregazione della frazione di Santo Spirito a Bitonto, la cui mutilazione ad opera del famelico capoluogo era avvenuta nonostante due documenti podestarili locali di opposizione: una storia molto simile alla fagocitazione nostra da parte della Città Metropolitana.
Salvo, poi, prendere polemicamente cappello da Palazzo municipale perché era fermamente convinto che i ruoli pubblici pur cruciali dovessero essere rivestiti in maniera rigorosamente gratuita.
Ecco, mettete insieme tutta questa lucente congerie di profondi valori etici ormai drammaticamente obsoleti, specie in politica – ah, ognuno pensi a chi vuole, tanto insigni esempi all’incontrario ne possiamo vantare in ogni schieramento: unica vera democrazia italica -, e capirete perché c’è voluto più di mezzo secolo per rendere omaggio ad un uomo oltremodo stimato e amato dal popolo, senza ombra di dubbio una personalità importante del nostro Novecento…