Dopo 21 anni torna a “fumare” l’arma che sparò all’indirizzo di Domenico Conte , in agguato avvenuto il 31 gennaio 2003: la pistola l’11 settembre 2022 era in pugno a due persone, a Noicattaro, che hanno sparato contro la casa di una 14enne per vendicare un presunto tradimento avvenuto tra adolescenti.
La notizia è riportata tra le carte dell’ordinanza firmate dal Gip del Tribunale di Bari, Ilaria Casu, che ha portato all’arresto di due persone: un 39enne residente a Savigliano e un 29enne di Adelfia, entrambi con gravi precedenti penali e vicini al clan mafioso Di Cosola.
I carabinieri non trovarono inizialmente alcun bossolo, a dimostrazione che si trattasse di una pistola a tamburo. Situazione confermata dalla relazione della polizia scientifica che, attraverso le ogive, “ha evidenziato come i proiettili rinvenuti appartenevano a cartuccia per arma da fuoco in calibro 38 speciali – 357 magnum ed erano stati esplosi da un’unica arma attendibilmente del tipo a rotazione revolver, un’arma quindi idonea ad uccidere”.
Un’ama, si legge ancora, “già in passato utilizzata in un precedente episodio criminoso”, avvento proprio nella nostra città.
Conte, 21 anni fa, era in lotta con il gruppo Valentini-Semiraro e i gruppi baresi. In quell’agguato del 31 gennaio 2002 tentarono di ucciderlo i pregiudicati Giuseppe Leccese e Michele Pazienza. Aver mancato l’obiettivo prefissato li condanna per sempre: ad attenderli c’è la cosiddetta lupara bianca, un omicidio realizzato a regola d’arte di modo che non resti alcuna traccia. Leccese scompare il 30 luglio di quell’anno, Pazienza il mese dopo – tra il 13 e il 16 agosto -, vittima di lupara bianca nello stesso contesto criminale.