Il connubio immagine musica è senz’altro tra i più efficaci per comprendere l’arte e le sue infinite implicazioni formali e di contenuto.
Attraverso la musica di Alberto Iovene, Saverio Pansini ci condurrà in un viaggio all’interno della street art per comprendere come alcuni suoi aspetti creativi, incardinati su un linguaggio moderno di immediata comprensione, nascano da un impulso fondamentalmente controculturale teso a dialogare con il contesto urbano.
“Banksy, forse il più famoso writer contemporaneo, vuole credere che Pace, Giustizia, Libertà siano ancora alla base delle democrazie occidentali e sull’affermazione di questi principi imposta tutta la sua produzione artistica che si snoda dall’Inghilterra alla Palestina, passando per l’Italia, la Francia, l’America e l’Ucraina. Lì dove i diritti vengono violati e il suo intervento diviene quindi necessario. L’intendimento è quello di mettere in luce le contraddizioni del sistema occidentale e, al tempo stesso, lanciare un segnale di possibile riscatto”.
Le parole del professor Pansini ci introducono all’esperienza che prenderà vita il 23 maggio, alle ore 18.00, nell’agorà della scuola primaria “V. F. Cassano” a Bitonto.
“Banksy manipola abilmente i codici comunicativi della cultura di massa trasponendo temi anche atroci in una dimensione onirica, favolistica, in modo da sensibilizzare i destinatari senza scioccarli, inducendoli alla riflessione e trasformando in tal modo la funzione del tessuto urbanistico delle città occidentali. È in questa ottica che il writer britannico affida spesso il suo messaggio a bambini: la loro ingenua creatività travalica le limitazioni poste per colpire in modo più diretto un sistema sostanzialmente ingiusto.
Al tempo stesso i numerosi rat che brulicano nelle sue opere per coprire i muri della città, sono esseri che esistono senza chiedere a nessuno il permesso di esistere. Odiati, braccati, perseguitati, sono, però, in grado di mettere in ginocchio l’intera civiltà. I rat (acronimo di Art) sono i perdenti, coloro che non contano nulla. Banksy dà loro voce costruendo un’operazione concettuale che travalica l’attività del singolo artista per divenire una espressione corale. È questo il motivo che lo porta a mantenere l’anonimato e a concretizzare un’arte di forte portata controculturale.
Il muro è una grande arma. È una delle cose peggiori con cui colpire qualcuno: un graffito, dice Banksy, posto al lato di un semaforo è sicuramente guardato più a lungo di un’opera in museo e, pertanto, le sue sollecitazioni culturali e civili soverchiano ogni altro sistema espositivo”.
Un appuntamento importante che, attivando più sensi, potrà consentire un’esperienza estetica autentica.