Il palo sventurato centrato al «Vito Capozza» da Chacon al 94′ della sfida contro il Casarano – più una sequela ininterrotta di errori sesquipedali ad effetto domino – ha decretato la retrocessione del Bitonto in Eccellenza.
E questo, ormai, è un dato di fatto incontrovertibile. Ora, resta da capire se si tratterà di un perfino sano purgatorio transitorio o di un atroce inferno prolungato.
A ferita ancora aperta, parla il presidente Antonello Orlino. Innanzitutto, uno sguardo retrospettivo alla stagione maledetta, il più possibile obiettivo: «Speravamo di centrare il nostro obiettivo che avevamo detto ad inizio stagione che era la salvezza. Purtroppo, non l’abbiamo fatto. Uso il plurale perché anch’io ho commesso degli errori e mi assumo le responsabilità di tutte le scelte, com’è giusto che sia. Ovviamente, nei prossimi giorni, cercheremo di analizzare quelli che sono stati gli errori per poi capire quale sarà il nostro futuro».
Il valzer della panchina è parsa a molti masochistica operazione: «Troppo facile, col senno di poi, giudicare le scelte fatte – replica -. Numeri alla mano, forse non è stato giusto esonerare Loseto, ma in quel momento era una necessità per preservare il gruppo squadra quando i risultati non arrivavano. Sapevamo di avere un budget risicato, avendo fatto fuggire via l’unico imprenditore che ci aveva aperto un portafoglio illimitato».
Ed essere rimasti orfani del patron Francesco Rossiello, protagonista di un quadriennio di successi, non è stato l’unico ostacolo insormontabile: «Abbiamo dovuto affrontare il problema stadio, che sicuramente viene da lontano e che quest’anno abbiamo pagato caro. Da sportivo, però, mi auguro sia un passo indietro per poi farne due in avanti in futuro. Se i tifosi sono sportivi veri, non devono impaurirsi della discesa in una categoria inferiore, nei cento anni di storia neroverde c’è di tutto: vittorie di campionato, retrocessioni, persino fallimenti. Alla fine, qualcuno che ama il calcio e porta avanti questi colori c’è sempre perché fortunatamente il calcio è lo sport del popolo italiano. Io ho sempre dato disponibilità al sindaco a dialogare con qualsiasi imprenditore abbia voglia di sostenere il calcio bitontino con un progetto serio. Non avrei problemi a farmi da parte pur di fare il bene del nostro calcio, rimettendo il titolo nelle mani del primo cittadino».
L’ottimismo non ha ancora abbandonato il giovane numero uno. Tuttavia, se, come già capitato in passato, nonostante il tessuto imprenditoriale locale sia florido, nessuno dovesse accucciarsi al capezzale del leone moribondo, che si farebbe? «Se in questo periodo nessuno si sarà fatto avanti o avrà manifestato la volontà di acquisire la società, toccherà a me continuare a portare avanti il club insieme a coloro che mi sono stati accanto quest’anno o vorranno avvicinarsi, sempre valutando se ci saranno i presupposti per ripartire. Fondamentale sarà portare a termine il cantiere dello stadio «Città degli Ulivi». Proprio martedì sono andato a fare un sopralluogo con Antonio Bellavista e il vicepresidente Giovanni Brindicci e devo dire che i lavori sono in uno stato molto avanzato, come ha confermato pure l’assessore Giuseppe Santoruvo».
Insomma, rimessi nel cassetto i sogni di gloria, la dura realtà potrebbe riprendere le mosse dalla tanto agognata chiusura del cantiere dell’ex «Comunale»: «Ecco, avere a disposizione la struttura di via Megra sarà condizione indispensabile per chiunque voglia fare calcio a Bitonto», conclude Orlino, più sibillino che speranzoso.