DEL PROF. ROCCO BERARDI
Il giorno 18 aprile scorso è andato in scena al “Traetta” di Bitonto ´Il Generale`, per la regia del prof. Nicola Fiorino Tucci, autore impegnato e ormai avvezzo a portare in scena e rappresentare da par suo autentiche ´personali di drammaturgia`, che fra l`altro richiamano anche un pubblico numeroso.
La fruizione di questa originalissima pièce teatrale, come di una qualsiasi altra opera riconducibile ad uno dei vari generi letterari, è per definitionem legata al gusto personale dello spettatore, né può essere diversamente. Attingendo però alla lezione del fine semiologo e critico letterario Roland Barthes, per una autentica chiave di lettura ed interpretazione del testo letterario (anche sub specie theatri!) è opportuno affidarsi al cosiddetto ´codice proairetico`: secondo il noto maître à penser francese, prematuramente scomparso nel 1980, questo codice o ´voce dell`Empiria` risulta efficace e vincente proprio perché è riferito anzitutto alle azioni del racconto che, in virtù della logica del verosimile, ci si aspetta si organizzino secondo un ordine e una successione prevedibili. Ma quali sono queste azioni ´drammatiche` peculiari del nostro ´Generale`? Anzitutto la “Battaglia”, meglio “Vittoria (sul campo di battaglia) vs. Sconfitta (di una popolazione)”, che prevedono poi un “Saccheggio incombente”, per evitare il quale avranno luogo in entrambe le parti (vale a dire il Generale e l`apparato militare da un lato, l`autorità pubblica e la popolazione inerme dall`altro): 1. Reclutamento degli attanti (anzitutto il Generale e il suo assistente Consigliere; e poi i più rappresentativi dell`auctoritas cittadina, vale a dire l`Uomo di Chiesa, il Borghese e il Militare), 2. Informazioni preliminari, 3. Piani e decisione, 4. Disposizioni prese e così via.
Ma questa serie di ´aspettative` può naturalmente essere pure disattesa o interrotta, e qui subentra, anzi … entra in scena prepotentemente, la valentia dell`autore e del regista, Nicola Fiorino Tucci, nel momento in cui quella serie prevedibile di azioni viene a corrispondere ad una modalità espressiva del testo. Ed è tramite la riconferma o la disdetta di queste aspettative che ´il Generale`, il testo e lo svolgimento teatrale parlano allo spettatore, comunicando senso e ´dramma`: non vi è infatti dubbio che questo codice proairetico, fra tutti, è quello che garantisce lo svolgersi del flusso narrativo.
. Basandosi sulla logica di progressione e di ordine degli eventi, l`azione scenica viene poi a nutrirsi di valori e tratti sempre più carichi di umana commedia, che ci parlano di personaggi protagonisti da un lato di sconvolgimenti interiori e forti drammi personali (primo fra tutti la crisi esistenziale profonda del Generale, circa la … sconfitta perenne della guerra, pur nella vittoria), dall`altro di azioni e comportamenti propri di piccoli uomini legati per lo più ad interessi effimeri se non personali.
Un plauso cordiale va rivolto, oltre che al regista, anche a tutti gli attori, davvero protagonisti (am)mirabili, all`interno del proprio ruolo, interpretato felicemente con entusiasmo e convinzione. Ma particolarmente sapiente e significativa è stata la (solo apparentemente ardita o avanguardistica) inventio della ´Dea Alata`, in un contesto così realisticamente drammatico (qual è la guerra): posta sul piedistallo subito all`inizio, Nike può aver suscitato una certa difficoltà ad essere subito ben interpretata dallo spettatore, che invece non ha faticato ad intendere l`importantissimo ruolo di questa figura, niente affatto secondaria: del resto, a seconda del frangente scenicamente in posizione eretta sul piedistallo ma poi anche assente e in fuga quando la situazione volge al tragico, Nike si erge sempre da significativa Dea ´alata` ben ´aleggiante` sia sulle vicende giocate dagli interpreti che all`interno degli stati d`animo del pubblico partecipe. Tutto questo potrà aver luogo in virtù soltanto di questa centrale figura, la quale si carica di quella intensa Allegoria concreta e vivente che è in grado di interpretare vicende ed imprese (´belliche`) dell`umanità intera. Lo spettatore ha ben interpretato la discreta (eppure così presente e comunicativa!) Nike nel suo ruolo di monito, perenne richiamo, anzi invito a non rincorrere una ´Vittoria` a tutti i costi, che spesso si riveste di drammatici connotati di ´Sconfitta`.umana.
In sintesi, insieme al “Generale” abbiamo assistito al dramma dell`eterna vicenda umana, di ognuno di noi, che spesso rincorre ed agogna una vittoria persino ´alata`, a tutti i costi, cui presto può accompagnarsi una cocente sconfitta interiore! Ci possiamo poi consolare affidandoci soltanto al ´letteraturema`: “Fu vera gloria? Ai posteri l`ardua sentenza”!?!