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Addio a Francesco Paolo Minardi, artista poliedrico, moderno e ricco d’ingegno

All'arte ha dedicato la sua vita. Anche il Da Bitonto ha, in varie occasioni, pubblicato suoi contributi

Michele Cotugno by Michele Cotugno
11 Aprile 2024
in Cronaca
Addio a Francesco Paolo Minardi, artista poliedrico, moderno e ricco d’ingegno
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È scomparso ieri, a Belfuggito sulle colline del milanese di San Colombano, dove risiedeva, Francesco Paolo Minardi. Bitontino di nascita e milanese d’adozione, fu un artista poliedrico, moderno e ricco d’ingegno, naturale ed espressivo che, per oltre 50 anni, ha dedicato la vita all’arte, facendo onore alla Puglia.

Iniziò a dipingere a 15 anni, vincendo il primo premio all’esposizione internazionale di Bruxelles per i giovani nel 1955. Studiò in diverse Accademie delle Belle Arti. Da Bari a Napoli, da Urbino a Roma ed infine a Milano, conseguendo titoli per la pittura, la ceramica, la grafica e la pubblicità ed infine il giornalismo. Ricevette lezioni da grandi maestri e accademici che, negli anni, contribuirono a dare identità alla sua arte.

Pittore dalla tavolozza sapiente, affinò una nuova corrente creando, negli anni ’60, il “Gruppo Puglia” con nuove proposte, esposizioni. Iniziando nel 1968 proprio dalla natìa città di Bitonto, nella Galleria d’Arte “Contemporart” del Centro Amici dell’Arte, diretta e presieduto dallo stesso Minardi, promuovendo una serie di mostre in tutta l’Europa e ottenendo diversi successi di critica e pubblico in tutto il mondo. Tenne più di trenta personali all’estero, in Europa e nelle due Americhe e altrettanto in tutta Italia, partecipando a più di 300 collettive con all’attivo numerosi premi e acquisti da parte di Pinacoteche, Galleria e Musei d’importanza nazionale e internazionale. Le personali in Italia: Bitonto, Bari, Taranto, Corato, Trani, Molfetta, Gallipoli, Lecce, Matera, Milano, Avezzano, Foggia, Reggio Calabria, Cosenza, Trapani, Catania, Verona, Roma, Pescara, Firenze, Ancona, Genova, Como, Lecco, Lodi, Novare, Venezia, Rimini, Torino, Brescia, Pavia, Bergamo, Monza, Ferrara, Padova. All’estero, invece, espose a Parigi, Oslo, Berlino, Copenaghen, Stoccolma, Madrid, Lisbona, Bruxelles, Vienna, Londra, Atene, Budapest, Dublino, Liegi, Amsterdam, Varsavia, Mosca, Lubiana, Ginevra, Lugano, Bucarest, Barcellona, Patrasso, Dubrovnik, San Pietroburgo, Buenos Aires, Cairo, Caracas, Damasco, Helsinki, Lima, Mexico, Miami, New York, San Francisco, Santiago, Sofia, Washington, Zagabria, Edimburgo, Zurigo, Tel Aviv, Ottawa, Tunisi, Belgrado.

La sua ricerca pittorica spazia ed emerge, senza dubbio alcuno, nell’infinito scenario dell’arte contemporanea italiana e straniera. Partecipò ad oltre 500 esposizioni collettive di pittura e grafica, ottenendo numerosi premi. Organizzò più di cinquanta personali di pittura in Italia e all’estero, di cui una itinerante della durata di cinque anni nelle maggiori capitali europee e delle due Americhe. Fu anche docente di disegno e storia dell’arte nelle Accademie delle Belle Arti, oltre che direttore artistico del “Centro amici dell’arte” e della galleria d’arte “Contemporart”.

Già art director e direttore responsabile di numerose testate di turismo, cultura, arte, da lui stesso progettate e ancora presenti in edicola, fu, inoltre, direttore editoriale, responsabile e artistico della rivista, oggi online, “Stati Uniti d’Europa”, del “Giornale della Terza Età” e del sito della galleria d’arte online “Belfuggito News Arte + Arte”. Suoi sono diversi libri di attualità, turismo, arte e enogastronomia.

I suoi contributi sono stati ospitati anche sul nostro mensile, come ricorda anche l’amico Antonio Castellano che con lui ha collaborato a diverse iniziative, tra cui una pubblicazione dal titolo “Ad Maiora”, voce del circolo Goliardico, datata Agosto 1965. Di Minardi erano le illustrazioni: «La nostra era un’amicizia storica (ci conoscevamo dagli anni ’60) recuperata tramite Facebook. Uniti dalla passione per l’arte e per la nostra Bitonto».

Di Minardi fu pubblicata sul “Da Bitonto”, sempre su iniziativa di Castellano, anche una poesia (accompagnata da una opera grafica dello stesso autore), in memoria del bar Qui si gode di Santo Spirito, recentemente abbattuto, che rappresenta un luogo della memoria per tanti bitontini che, nell’antina marina nostrana, hanno passato decine e decine di estati.

La riproponiamo qui.

QUI SI GODE: il bar della mia memoria

“Qui si gode”

era, per me, bambino villeggiante

una stazione di treni.

La ferrovia minuscola,

era un tratto di binario di sette chilometri

che univa Bitonto a Santo Spirito,

diventata frazione di Bari,

tolta alla sua dignità di Marina di Bitonto

per una sciagurata decisione del fascismo.

Una vera stazione era una casetta liberty,

a monte dell’insenatura del villaggio.

I binari si spingevano fino al mare,

in pieno paese

e il treno sferragliava allegramente

fino al casotto ombreggiato

denominato “Qui si gode”.

Un caffè piccolo e confortevole,

con finestrone per servire i frettolosi viaggiatori

e dotato anche di ombrellone

e confort turistici per meritare quel nome.

Si servivano bevande fresche e granite.

Il mio treno della memoria,

la tranvia Bitonto-Santo Spirito,

spingeva la sua motrice e le sue carrozze bellissime,

azzurre e gialle oltre la stazione,

fino alla marina dove,

con un semplice sistema di scambio di binari

potevano riprendere a ritroso,

la loro marcia sferragliata preannunciata

da un segnale acustico clamoroso,

una specie di allegra tromba festosa,

davanti a “Qui si gode”.

E davanti a “Qui si gode” stazionavano,

coi bighelloni, viaggiatori, bagnanti occasionali,

turisti del piccolo cabotaggio giornaliero, pendolari.

Per godere ebbene, sì della pausa del fresco

del “gratto marianna”.

“Qui si gode” era anche un luogo di appuntamento,

un punto di riferimento.

I forestieri a sentire la frase,

sgranavano gli occhi increduli,

e si lasciavano andare a congetture maliziose,

sorridendo alla bizzarria del nome che,

a noi, non incuteva più alcuna sorpresa.

Quella indicazione attraente,

forse, era solo germogliata

nella naturalezza del dialetto.

Da noi “godere” vuol dire stare bene,

provare piacere di ogni tipo,

far festa, riposare e, perfino,

avvantaggiarsi della voluttà del sesso.

Questo il bar della mia memoria,

“Qui si gode”

per continuare a vivere.

 

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