Il grido dolore di una intera categoria parte riguardando quello che è successo lo scorso fine settimana. Una grandinata che, soprattutto nell’agro di Mariotto, ha messo in ginocchio un intero settore. Quello agricolo. «Foto – dicono Pasquale Mastandrea, presidente dell’Oleificio cooperativo “Cima di Bitonto” e l’agronomo Raffaele Cataldi – che solo a guardarle fanno accapponare la pelle, non soltanto demoralizzano ma uccidono. È come ricevere una pugnalata alle spalle. Non oso immaginare lo stato d’animo degli agricoltori e delle loro famiglie che hanno subito direttamente i danni di questa “strage”. Perché di “strage” si tratta. Non se ne può più. Aziende agricole ormai in agonia e prossime alla morte». Grandinata letale tanto più che si è nel mezzo della campagna vinicola e che non poche attività attendono ancora i “ristori” (non parliamo di cifre astronomiche, purtroppo, però) delle gelate del 2018 e 2019.
Ma non c’è solo la grandinata, ovviamente. Il settore è alle prese con migliaia di problemi che però sono sconosciuti alla pubblica opinione. In primis gli stravolgimenti climatici. «Già quest’anno – spiegano – le produzioni erano ridotte rispetto alla campagna scorsa, ma quel poco prodotto che c’è (c’era?) è stato ulteriormente falcidiato e si sta innescando un meccanismo sociale, legato al fatto che il problema agroalimentare sarà un problema molto molto serio perché tra siccità, grandinate e altro potrebbero innescare ripercussioni abbastanza preoccupanti. È giunto il momento di attivare le “assicurazioni” contro questi eventi». Per non parlare, poi, della guerra ucraina e della corsa forsennata delle materie prime ed energetiche. «I costi colturali ed energetici sono aumentati a dismisura – confermano – e molte aziende agricole, bitontine e locali in primis, sono in netta difficoltà. Facendo una stima, si evince che il costo del carburante agricolo si è raddoppiato, mentre l’irrigazione ha un costo del 75 per cento più alto rispetto alla campagna precedente. Gli aspetti, quindi, sono due: i cambiamenti climatici, a lungo andare, daranno meno produzione dei prodotti agroalimentari e andranno a far lievitare il problema della fame nel mondo; i costi energetici abbatteranno, e di molto, il reddito (chi li avrà, ovviamente) per gli attori delle filiere agroalimentari».