In Puglia, manca un regolamento regionale sull’accoglienza in strutture di persone positive all’Hiv. Questo dà il via a una serie di lungaggini burocratiche che complicano le situazioni di chi ha bisogno urgente di assistenza. È il caso di Antonio che ha poco più di 40 anni ed è sieropositivo all’Hiv da circa 20 anni dopo esperienze di tossicodipendenze ed altre patologie. Non aveva un tetto fino a qualche giorno fa quando è arrivata l’ufficialità: sarà ospite dal 17 agosto nella casa alloggio Raggio di Sole di Bitonto, unica da ventitré anni ad ospitare malati di Aids in tutta la Puglia. Mancava una sola firma. «Noi abbiamo dato disponibilità ad accoglierlo dal primo marzo -ha dichiarato Filippo De Bellis, direttore della struttura- e poi è subentrato un problema burocratico. Lo sportello dei servizi sociali e sanitari di Bari, una volta assodato di non dovere esprimere un parere in merito a questo caso, ha passato la palla al dipartimento di salute mentale». I documenti sono sempre stati tutti ok, compresa la relazione di “Raggio di Sole”. Si è fatto attendere solo il decreto di questo dipartimento. Durante il suo percorso, Antonio non è mai stato solo. È stato seguito dall’associazione Cama Lila che è vicina ai positivi all’Hiv nel barese e da prima di Natale si è adoperata per cercargli una sistemazione stabile. «Siamo felici che si sia trovata una soluzione -hanno dichiarato i volontari-, quello che più ci è dispiaciuto è doversi barcamenare tra un ufficio e l’altro dove a un certo punto sembrava uno scarica barile. Per persone in difficoltà come Antonio, invece, dovrebbero esserci dei canali privilegiati con tempi più brevi. I loro stati di salute mal si conciliano con documenti, delibere che durano mesi. Antonio ora ce la metterà tutta per rialzarsi». La ricerca dell’alloggio non è stata semplice. Dopo aver perso la possibilità di vivere in un monolocale messo a disposizione gratuitamente da un signore, «Antonio ha provato a poggiarsi dal fratello -hanno raccontato dal Cama Lila-, ma la convivenza tra i due è stata impossibile». E da qui, è partito il “ping pong” tra gli enti: il servizio per le dipendenze patologiche ha rimandato i volontari dell’associazione all’Asl, ai servizi sociali di zona del Municipio 1, al Pis del Comune di Bari. «Il problema serio -ha sottolineato De Bellis- è che manca un regolamento che dia un indirizzo unico da seguire per l’accoglienza di soggetti Hiv. Non abbiamo un soggetto amministrativo con cui rapportarci. Il tavolo regionale è stato istituito sull’argomento, ma di fatto è fermo a prima della pandemia. Bisogna riattivarlo perché i contagi del virus Hiv stanno aumentando tra i giovani. Non vanno sottovalutati solo perché c’è una cura per questa malattia infettiva». Antonio, affetto anche da una polmonite in fase di peggioramento, non poteva più continuare ad aspettare per avere una giusta assistenza. «Abbiamo concordato con lui la data di accoglienza per il 17 -ha chiarito De Bellis-per fare in modo che ci fossero tutti i nostri operatori e preparare la stanza». Con Antonio gli ospiti della struttura saliranno a diciannove. Pare sia in attesa anche la domanda di una persona sieropositiva della Basilicata. «Non si tratta di non avere posti disponibili -ha concluso De Bellis-, ma di valutare tanti aspetti come la possibilità di offrire un’assistenza consona o la mancanza, appunto, di direttive regionali per l’accoglienza».