Che sul nome del presidente del Consiglio comunale non ci fosse quell’elemento chiamato compattezza lo hanno dimostrato due momenti. Il primo è stata la seconda votazione (quorum a 17, quindi 2/3 dei consiglieri) allorchè il favorito, Domenico Pinto, si è fermato a dieci (uno in meno rispetto alla prima “conta”), una preferenza alla compagna di partito, Antonella Vaccaro, 12 schede bianche e una nulla. Il secondo è stata la sospensione chiesta dal consigliere di maggioranza Emanuele Avellis (“Strada in comune”) per riportare all’ordine prima che la situazione potesse precipitare. Primo Consiglio comunale dell’era post Abbaticchio e primi dati interessanti, allora, quelli emersi ieri in un’assemblea dove il punto dell’ordine del giorno più importante era la nomina, appunto, del presidente dell’emiciclo, oltre al giuramento del sindaco. Davanti a un folto pubblico (ma è prassi che sia così, soprattutto il primo giorno di scuola), l’assise è iniziata non potendo non tener conto di tutto quello che di terribile, per diverse ragioni, è successo in città negli ultimi giorni e quindi con un minuto di silenzio per Gaetano De Felice, Angelo Bonelli ed Emanuele Coviello.
Il presidente è Pinto. Come era noto, visti i risultati elettorali, la carica spettava al Partito democratico, e i “contendenti”, fino alle ultimissime ore erano Domenico Pinto e Antonella Vaccaro, con l’indicazione (?) per il primo che sarebbe arrivata soltanto nelle ore immediatamente antecedenti l’assise.
Si va alla nomina, allora, e nella prima votazione (quorum 17, così come la seconda), il giovane avvocato riceve 11 preferenze, 12 le schede bianche e una quella nulla. Poi accade quello che abbiamo già raccontato in apertura e quindi, dopo la sospensione – da quanto tempo non accadeva durante la votazione di un presidente del Consiglio? – c’è la terza votazione, con il quorum che scendeva a 13. Il dado è tratto, perché Domenico Pinto riceve 15 voti, nove, invece, sono le bianche. Tutto ok, allora? Neanche per sogno, perché la maggioranza (16 i rappresentanti) non è stata compatta, segno evidente di come la gestione della situazione in casa Partito democratico non sarebbe stata delle migliori, con la scelta più figlia di una forzatura, imposizione che di una condivisione. E lo si vedeva dalle facce un po’ rabbuiate dopo la votazione (consci, probabilmente, di non aver fatto una bella figura) e dai post al vetriolo sui Social di iscritti/simpatizzati piddini durante tutta la serata di ieri. Domanda, allora: che un non voto della maggioranza al neo presidente sia arrivato proprio dal suo partito? Pinto, allora, succede a Vito Antonio Labianca, presidente dell’assise negli ultimi cinque anni e, nel frattempo, promette di affrontare il ruolo con umiltà cercando di tutelare il diritto di tutti i consiglieri.
No alla minoranza, è Acquafredda il vicepresidente vicario. La scelta sul vicepresidente vicario, invece, è stata oggetto di discussione tra maggioranza e e opposizione. Tutto è partito dalla richiesta di Carmela Rossiello (“Damascelli sindaco”) di concedere, unicamente in un’ottica di condivisione, la carica a un loro esponente. La seduta è nuovamente sospesa, ma alla ripresa la proposta, sebbene condivisibile nel merito, è respinta al mittente. Il vicepresidente vicario, allora, è sempre in casa centrosinistra e la scelta è andata su Nicola Acquafredda (“Strada in comune”), una delle facce nuove in Consiglio comunale. Nulla da fare, invece, per il vicepresidente. Si ritenterà la prossima volta, magari già venerdì. La bocciatura non è piaciuta all’altra parte dell’emiciclo, con Francesco Toscano, Rossiello e Domenico Damascelli che parlano di pessimo inizio. L’ex consigliere regionale accusa la sinistra di prendere potere anche su quello che conta nulla e poi riflette: “Avete la maggioranza in aula, ma non nella città”.