In relazione all’articolo apparso sulla Vs. testata, avente ad oggetto “Reperti Archeologici sequestrati circa un anno” -Prof. Mino De Vanna- , si inviano le seguenti precisazioni , con preghiera di darne la massima diffusione.
Gli Avvocati Michele Coletti e Damiano Somma del Foro di Bari, officiati dagli eredi del Prof. De Vanna Girolamo nato a Bitonto il 9/4/1946 e ivi deceduto ii 3017/2021, nelle persone dei fratelli De Vanna Carmen nata a Bernal (Argentina) il27/8/1950 e De Vanna Luigi nato a Bernal (Argentina) il 30/4/1952, De Vanna Gioacchino nato a Bitonto il 30/4/52 e De Vanna Anna Teresa nata a Bitonto il 3/4/1961, ritengono necessario ed opportuno a fi:onte di recenti articoli apparsi su quotidiani nazionali e network regionali e locali (RPTV, Telenorba, Da Bitonto, Bitonto Live, Bitonto Viva, Corriere de! Mezzogiorno), rassegnare alcune precisazioni e in ordine alla verità degli accadimenti narrati, ripristinando la verità storica degli stessi, e al fine di offrire della persona de! Prof. Mino De Vanna e delle attività dallo stesso svolte, una lettura vera ed onesta.
Nessuno dei nostri assistiti e rappresentati, risulta sottoposto a indagini di natura penale.
Alcun provvedimento di sequestro è ancora in essere, trattandosi di vicenda definita mesi orsono con un provvedimento di restituzione dei beni agli aventi diritto.
Le modalità attraverso le quali sono state riportate dai richiamati organi di stampa, notizie afferenti assunti “ritrovamenti di tesori nascosti e occultati a Enti e/o Privati”, al di là degli elementi sensazionalistici che si sono voluti inferire nei confronti dei lettori, risultano essere non vere e prive di fondamento.
lnvero, gli eredi nostri assistiti, subito dopo l’apertura del testamento, in ossequio alle ultime volontà del prof. De Vanna che ricordava e raccomandava loro la destinazione dei numerosi reperti artistici (quadri e reperti archeologici) presso Musei Statali e/o Istituti, con l’obbligo di curarne la loro esposizione al pubblico, con particolare riferimento ad un reperto rimasto ancora imballato e di cui quindi si sconosceva la identità, raccomandava che lo stesso venisse riportato al posto “dove gli spetta” senza precisare altro.
Gli eredi conseguentemente informavano di tanto la locale sezione della GDF di Bitonto, che interessava tutti gli altri enti preposti.
Dopo gli opportuni approfondimenti, liberato ii reperto dagli imballaggi, si scopriva che lo stesso era costituito da una statua lignea del 1300 raffigurante la “Madonna in trono col bambino” già presente presso la Chiesa di Sant’Egidio Abate di Cerqueto (frazione di Fano Adriano in Provincia di Teramo).
Successivamente gli eredi De Vanna, si rendevano altresì disponibili acchè gli organi interessati visionassero tutti i reperti oggetto de! lascito testamentario, ivi compresi n. 231 reperti archeologici, precisando che gli stessi erano stati già catalogati, da oltre 20 anni, dalla Sopraintendenza dei Beni Archeologici di Taranto e detenuti presso l’abitazione del De Vanna su autorizzazione dello stesso Ente.
Nel corso delle operazioni di verifica, interpellata dai De Vanna, interveniva anche la Dott.ssa Ceci, Responsabile degli Uffici della Sopraintendenza di Taranto, che confermava quanto innanzi rassegnato.
A seguito delle operazioni di verifica e riscontro dei reperti, si riscontrava che soltanto 7 di essi, a fronte di circa 300 analizzati, si appartenevano a privati.
Seguiva come detto innanzi, quindi, un provvedimento di dissequestro di tutti gli altri reperti,lasciati sempre e comunque in affidamento agli eredi Devanna.
Questi i fatti accaduti che, oltre ad essere stati definiti nel pieno rispetto delle procedure e della normativa pasta a presidia e tutela dei beni, non giustificano le infondate asserzioni, valutazioni e affermazioni comparse sugli organi di stampa con evidente pregiudizio per la figura del Prof. De Vanna.
Mino De Vanna è stato solo e soltanto un grande mecenate e soprattutto un grande appassionato di arte, di valori artistici, della “bellezza culturale”, che nella lunga esperienza di vita, gli hanno consentito di raccogliere, si, innumerevoli reperti artistici, ma solo per destinarli giammai a profitto personale, bensì a Enti Pubblici, al fine di consentire a tutti di poterli ammirare e “godere” della loro intrinseca bellezza.
Trattare ii Prof. De Vanna, cosi come e stato fatto, sia pure attraverso artificiose ed indirette valutazioni, come “un rigattiere qualunque”, è un fatto che oltre ad offendere la verità storica, infligge un immeritato pregiudizio alla personalità umana e culturale che ha sempre animato la vita del Prof. De Vanna, giammai giustificata da sentimenti lucrativi, bensì stigmatizzata dalla esclusiva volontà di consegnare (gratuitamente) a tutti la possibilità di apprezzare i grandi tesori artistici del nostro Paese, ed in particolare di quelli di cui, nella sua veste e multiforme attività professionale, era venuto in possesso.
È necessario, quindi, che, gli stessi organi di informazione cui la presente è indirizzata, si facciano carico oltre che di ristabilire la verità dei fatti, anche di “riabilitare” la figura del Prof. De Vanna che, a differenza di molti altri, si è distinto, non già per un accaparramento indiscriminato di opere, reperti e valori artistici, a fini di arricchimento personale, bensì per aver donato tutto quanto raccolto nelle sue attività, a Enti e Istituzioni Pubbliche; si pensi in particolare alla Galleria Nazionale De Vanna, unica nel sud Italia (che senza le cospicue donazioni dello stesso non sarebbe esistita) e soprattutto alle perentorie dichiarazioni scolpite nella parte finale del suo testamento: “Lascio alla “Galleria Nazionale della Puglia – Girolamo e Rosaria De Vanna”, sita in Bitonto alla P.zza Cavour, tutti i dipinti ed i reperti archeologici contenuti nella mia abitazione con l’obbligo di curare la loro esposizione al pubblico”.