Una condanna a dieci anni di reclusione, più risarcimenti milionari nei confronti dei parenti dei malati oncologici che avrebbe truffato e un risarcimento simbolico da un euro per ogni medico iscritto all’Ordine di Bari: è salato il conto che la giustizia ha chiesto a Giuseppe Rizzi, l’oncologo barese di origini mariottane 66enne accusato di concussione e truffa aggravata ai danni di alcuni pazienti. La richiesta di condanna è stata formulata dal pm Marcello Quercia al giudice Francesco Rinaldi, che dovrà decidere anche sulla pena di quattro anni sollecitata per la compagna del medico, l’avvocata Maria Antonietta Sancipriani, accusata di complicità nella truffa. L’inchiesta partì dalla denuncia presentata dai familiari di un 60enne di Foggia, deceduto a causa di un tumore nel 2019, che avrebbe consegnato a Rizzi 127mila euro in un anno per ottenere cure a suo dire «miracolose», che in realtà avrebbero dovuto essere gratuite perché rimborsate dal Servizio sanitario nazionale. I figli dell’uomo — che per sdebitarsi aveva anche effettuato lavori edili nella villa dell’oncologo — si sono costituiti parte civile con l’avvocato Pio Gaudiano, il quale ha preannunciato una richiesta di risarcimento da un milione di euro. Altre 17 persone (molte delle quali decedute) sono state individuate come parti offese, al termine dell’indagine condotta dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria, e alcuni loro parenti si sono costituiti nel processo. Rizzi, che all’epoca era in servizio all’Istituto tumori Giovanni Paolo II, è accusato di aver fatto pagare fino a 7mila euro per ogni iniezione del farmaco «miracoloso», dando così ai malati false speranze di guarigione e costringendoli a pagare centinaia di migliaia di euro (oltre 2,5 milioni in totale in dieci anni) per prestazioni sanitarie alle quali i pazienti avevano diritto gratuitamente. Il medico, agli arresti domiciliari da maggi 28 settembre 2021, avrebbe agito con la complicità della compagna, che gestiva un Caf a Bari adibito all’occorrenza abusivamente ad ambulatorio medico. Al professionista è contestato anche di aver truffato l’istituto oncologico, visto che percepiva una indennità aggiuntiva di oltre 1.000 euro al mese rispetto allo stipendio per non effettuare at- tività privata: i pazienti terminali sarebbero stati visitati in maniera privata, invece, e a pagamento. Si tornerà in aula il 28 settembre per la discussione della difesa, rappresentata dall’avvocato Mario Malcangi, e la sentenza.