Con la nuova ondata di caldo e afa che porta temperature bollenti e l’assenza di piogge, si aggrava la situazione nei campi e nelle stalle dove a poco servono ventole e doccette per aiutare le mucche a sopportare l’afa, mentre si rischia l’abbandono delle colture per l’impossibilità ad irrigare. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in relazione agli effetti dell’anticiclone Apocalisse4800 che incomberà per almeno 10 giorni con temperature in aumento fino a raggiungere picchi roventi.
A causa della siccità i campi sono allo stremo in Puglia e hanno già perso in media 1/3 delle produzioni dalla frutta al grano, dal foraggio per alimentare gli animali al latte, fino alle olive e alle cozze, con gli effetti anche sull’annata prossima, mentre gli invasi registrano un calo progressivo dell’acqua, con le zone non servite da ‘serbatoi’ artificiali dove agricoltori e allevatori si approvvigionano dai pozzi ormai esauriti e con le autobotti.
Ma ci sono anche aree dove l’acqua non arriva e gli agricoltori sono costretti – denuncia Coldiretti Puglia – ad abbandonare le colture, dopo i costi stellari, causati dalla ripercussione della guerra in Ucraina, sostenuti per arare i terreni, seminare e far crescere ortaggi e frutta, perché non possono irrigare. Il fatto che la Puglia conviva da sempre con la siccità – argomenta Coldiretti Puglia – con oltre il 57% del territorio a rischio desertificazione, impone di non sottovalutare e minimizzare il problema, piuttosto di correre ai ripari una volta per tutte sfruttando le risorse del PNRR anche per far fronte allo stato di emergenza cronica che la nostra regione sopporta, con costi enormi a carico di tutti i settori produttivi e della popolazione stessa, con l’urgente riconoscimento di evento catastrofale eccezionale richiesto da Coldiretti Puglia al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, tale da superare per ragioni di gravità il Decreto Legislativo n.102/2004 che disciplina il Fondo di Solidarietà Nazionale. In Puglia – spiega Coldiretti regionale – si registrano già cali del 45% per i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle, del 35-40% per il grano duro per la pasta, di oltre il 15% della frutta ustionata da temperature di 40 gradi, del 20% delle cozze e del 35% della produzione di miele.
La Puglia, tra l’altro, ha il triste primato nazionale di essere la regione d’Italia dove piove meno, ma quando piove in maniera anche violenta, l’acqua non viene raccolta per la mancanza di invasi utili a conservarla. In questo scenario critico, serve subito una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve, ma urge il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi, in uno scenario aggravato in Puglia – dice ancora Coldiretti regionale – dal ventennale commissariamento dei Consorzi di Bonifica, con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali. Il risultato è che – sottolinea la Coldiretti – più di 1 impresa agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo le elaborazioni del Crea. Sui campi – continua la Coldiretti – pesano rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari: si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio, a cui si aggiungono rincari di oltre il 30% per il vetro, del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti. Una situazione sulla quale pesa in maniera determinante la mancanza di una rete di invasi capace di trattenere l’acqua della pioggia. Ogni anno, secondo Coldiretti, l’Italia perde 500mila metri cubi di acqua al minuto che potrebbero invece garantire una riserva idrica a cui attingere nei momenti di siccità, con più di ¼ del territorio nazionale (28%) che è a rischio desertificazione.