(di Donato Rossiello, Nico Fano)
Come evidenziato già nel nostro precedente report, a maggio si conferma l’ipotesi di un rallentamento della crescita economica globale piuttosto che una brusca frenata. E nonostante i numerosi “ostacoli”. A ben guardare i dati emerge, infatti, quanto l’elevata inflazione non stia affatto frenando i consumi.
Negli Stati Uniti la spesa si sta espandendo ad ritmo superiore al 3% (nei primi due trimestri), grazie ai redditi da lavoro e al calo dei tassi di risparmio. Anche la produzione industriale prosegue a buon ritmo. Il mercato del lavoro appare poi molto forte, con un tasso di disoccupazione ai minimi storici degli ultimi 50 anni – seppur mostrando primi accenni di riduzione dello squilibrio tra domanda e disponibilità di lavoratori. In Europa, nonostante il considerevole aumento dei prezzi dell’energia e i timori per la guerra russa in Ucraina, è in corso un modesto rimbalzo dell’attività economica, sostenuto dalle misure fiscali di sostegno e dalle riaperture coincidenti con l’avvio della stagione estiva. Nell’ultimo periodo in Cina la flessione dei contagi da Covid-19 sta consentendo al Governo di allentare le misure restrittive e il peggio sembra essere ormai scongiurato, come dimostrato dal pieno recupero degli indici PMI (seppur contratti sotto soglia 50).
L’economia globale sta tutto sommato reagendo bene a questa difficile prova di resilienza ma i rischi geopolitici permangono all’orizzonte. L’idea che il conflitto russo-ucraino si prolunghi alimenta il pericolo di gravose interruzioni di forniture energetiche e alimentari. Ergo: ulteriori aumenti nei prezzi delle materie prime. A proposito di pressioni inflazionistiche, negli USA il picco potrebbe essere stato raggiunto a marzo, quando la variazione annua dell’indice CPI ha toccato l’8,5% (8,3% ad aprile). Nel Vecchio Continente la situazione in materia è parzialmente diversa, considerando il non raggiungimento del succitato picco (complice una maggiore dipendenza energetica e un’esposizione diretta alle relative implicazioni belliche); i dati sull’inflazione a maggio hanno sorpreso al rialzo, indicando un’accelerazione all’8,1% nell’area euro. L’ISTAT registra il 6,9% in Italia.
Cosa aspettarsi dal recente futuro, allora? È plausibile il proseguimento del trend di decelerazione della crescita, per via della costante erosione del potere di acquisto dovuta all’inflazione, dell’incertezza geopolitica ad est e del restringimento delle condizioni finanziarie da parte delle Banche Centrali.