La riforma dello statuto del terzo settore rappresenta un significativo cambiamento culturale nei rapporti tra le realtà che ne fanno parte, la pubblica amministrazione e tutti gli altri attori sociali ed economici.
È quanto emerso durante il convegno “Pubblica Amministrazione e Terzo Settore per l’innovazione sociale: Coprogettazione e Coprogrammazione”, tenutosi lunedì 9 maggio e organizzato dalle fondazioni Opera Santi Medici e Villa Giovanni XXIII, insieme a Università degli Studi di Bari, Forum del Terzo Settore Puglia e Ansdipp. Un convegno che, per dirla con le parole usate da don Vito Piccinonna, presidente della Fondazione Opera Santi Medici, nella sua introduzione, «ha l’obiettivo di riaffermare il fondamentale tema del bene comune nell’ottica del principio della sussidiarietà, evidenziato sia nella nostra carta costituzionale, sia nella dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Ad esso corrispondono rispetto del primato della persona e della famiglia, valorizzazione effettiva delle organizzazioni intermedie, incoraggiamento all’iniziativa privata in modo tale che ogni organismo sociale rimanga al servizio del bene comune e della salvaguardia del pluralismo e dei diritti umani».
Si è parlato principalmente delle implicazioni dell’articolo 55 del Codice del Terzo Settore che, come si è sottolineato, istituzionalizza a legge la sussidiarietà.
«Un articolo che mette per la prima volta il privato e il pubblico in una posizione di parità e di responsabilità – dice Giovanni Procacci, presidente della Fondazione Villa Giovanni XXIII – Gli enti del terzo Settore costituiscono una rete capillare di vigilanza e solidarietà in grado di mettere a disposizione dell’ente preziosi dati informativi e importanti capacità organizzative, in modo da garantire una programmazione condivisa che, però, deve essere seguita da una gestione condivisa, altrimenti non serve a nulla».
Durante l’evento, moderato da Mariantonietta Intonti, docente dell’Università degli Studi di Bari, sono intervenuti anche Davide Giove, portavoce del Forum del Terzo Settore Puglia, che ha ribadito l’importante ruolo delle realtà che ne fanno parte, Valentina Romano (direttore del dipartimento welfare e programmazione sociale della Regione Puglia), Annarita Amodio (dirigente Ripartizione servizi sociali Comune di Bari), Gabriele Sepio (avvocato tributarista ed editorialista del Sole 24 ore), Luciano Gallo, (Anci Emilia Romagna).
«È una riforma che spaventa, perché è innovativa. Vuole mettere nelle condizioni di lavorare più efficacemente il Terzo Settore, la cui incidenza è in aumento» sostiene Sepio, ricordando che è il Terzo Settore ad essere in grado di avere le risposte per molte istanze, in grado di dare sostegno all’ente locale: «Ecco perché bisogna parlare con esso, per avviare la coprogrammazione e la coprogettazione. Il Terzo Settore deve uscire dall’autoreferenzialità, perché c’è bisogno di azione condivisa. E deve dialogare anche con il mercato, permettendo alle imprese di investire nel sociale. Ed è questo il grande cambiamento della riforma. Finalmente si riconoscono le imprese sociali, in modo da ampliare le reti sociali».