Fabrizio, Giorgio, Marco e Claudio. Quattro ragazzi tra i 16 e i 17 anni, in un bel sottano in pietra imbiancata a calce del centro storico di Bitonto, tutti con gli occhi vivaci che brillano mentre raccontano questa loro idea fresca e innovativa che coniuga moda, coscienza ecologica e lavoro e parla di quanta bellezza e di quanta fiducia nel futuro anima i loro giovani cuori. Sono partiti due mesi fa riparando i loro pantaloni ormai inutilizzabili. Hanno chiesto alla nonna Nicoletta di insegnare loro a usare la macchina da cucire e a tagliare, ricamare i bordi, rammendare. Poi hanno acquistato una Singer, il loro primo investimento condiviso, e iniziato a modificare vecchi pantaloni. A scuola gli amici hanno iniziato a chiedere dove comprare quei loro “nuovi” jeans. Esistono da tre settimane. Producono capi sempre originali e non replicabili. Dedicano tempo perché il lavoro di cucito, creazione del modello, prova e finitura sono artigianali e realizzati a mano uno per uno. Hanno regalato un pantalone modificato a Jacopo che li ha postati su IG attivando la macchina delle richieste. Guardando la foto di Jacopo, li ha contattati Teo, che studia al liceo artistico, ed è diventato il loro fotografo ufficiale per curare le pagine social e Francesco, che è diventato subito un loro sostenitore perché ha tanti amici e una vera passione per il mondo del fashion. Hanno comprato gli strumenti, la macchina fotografica, tanti piccoli accessori che permettono di rasare le stoffe, sfilacciare e perfezionare i dettagli del ricamo. In due mesi sono già in pari con gli investimenti fatti e ogni mattina ricevono nuovi ordini per cui stanno meditando l’acquisto di una nuova macchina da cucire. I loro pantaloni modificati costano alla fine quanto un pantalone di Zara realizzato in serie con modelli tutti uguali o di qualsiasi marchio fast fashion presente sul mercato e privo di originalità. “Lavoriamo da professionisti, scegliamo i pantaloni, trascorriamo ore in questo sottano a cucire tutte le sere, abbiamo imparato tutti e quattro a usare la macchina da cucire, così come abbiamo investito sulla macchina fotografica professionale usata per realizzare le foto da postare sul profilo Instagram del gruppo che abbiamo battezzato Thousandsolutjon”. Il mondo della moda oggi più che mai cerca soluzioni per ridurre l’impatto ambientale di una produzione incontrollata di abiti di bassa qualità da acquistare compulsivamente e loro offrono migliaia di soluzioni creative per riutilizzare ciò che c’è già nell’armadio, con il sorriso pulito della loro età in cui credere ad un mondo migliore è un diritto. “Sarebbe un sogno farlo diventare un lavoro “. E intanto il trend è nato grazie a loro. A breve sperimenteranno altri capi di abbigliamento per diversificare l’offerta e non produrre solo pantaloni. “L’idea non è tanto quella di vendere quanto quella di sensibilizzare. Ci siamo chiesti se è giusto accumulare sempre più abbigliamento sintetico, acquistato a prezzi irrisori su piattaforme di moda online, che poi si trasformano in rifiuti e inquinamento ambientale, piuttosto che rimettere in circolo capi di abbigliamento già utilizzati che trovano nuova identità grazie al nostro lavoro e alla nostra creatività”. Ascoltano musica classica o rock mentre lavorano e tessono in un modo antico la trama di un futuro nuovo.