Aveva 23 anni Santa Scorese, studentessa e attivista cattolica, assassinata a coltellate da Giuseppe Di Mauro il 16 marzo 1991 a Palo del Colle. L’uomo conosce nell’88 la ragazza per caso e ne diventa ossessionato. Lettere, messaggi, telefonate, un tentativo di stupro: tutto per costringerla a stare con lui. Alla protezione di Santa, per tre anni, ci pensano familiari e amici: il padre Piero, poliziotto, la scorta ovunque. Ma una sera Santa decide di tornare a casa da sola da una riunione dell’Azione cattolica e Di Mauro la ferma nel portone di casa per colpirla con 14 fendenti. Ogni volta, ogni donna che ci lascia, porta inevitabilmente a portare a Santa. Lo sa bene sua sorella Rosamaria.
«La frequenza con cui avvengono questi delitti riportano tutta la famiglia in una situazione di totale empatia verso le persone più vicine alle vittime. A casa nostro oggi è un giorno di lutto: i miei genitori erano a pezzi, io non ho avuto la forza di accendere la televisione. Troppi elementi paralleli tra la storia di Santa e Giulia, mi sono sentita impotente. A distanza di 32 anni ci sono elementi che restano sempre uguali, come se il tempo si sia cristallizzato, nonostante siano state attutate nuove leggi, ci sia stato progresso, possibilità di informare. Si continua a sottovalutare, per cultura, il rischio che le donne corrono».
Quali sono gli elementi paralleli che ha trovato?
«Intanto la giovanissima età. Lo stesso stile di vita. La laurea. Anche Santa fece l’ultimo esame dieci giorni prima di morire, le avevano proposto di restare a fare ricerca. È come se avessero interrotto e lasciato sospesi i loro sogni. E poi sua sorella Elena: l’ho pensata tanto. Ho pensato al bombardamento di informazioni che le saranno arrivate, al fatto che perdi il lume della ragione, c’è rabbia, dolore, di fronte alla gravità dell’accaduto, ma anche di volontà di reagire. Ho pensato al mio crollo emotivo e fisico, trovare le parole è lancinante. In questi anni si è fatto tanto nelle associazioni, nelle parrocchie, a scuola, ma dovrà tirare fuori una tempra non indifferente. Ho pensato anche di contattarla, di scriverle, sicuramente lo farò».
Anche la figura dell’assassino di Giulia…
«Anche la famiglia dell’assassino di mia sorella ha pronunciato delle frasi incredibili. “Era una persona tranquilla, un geometra”. Frasi che spesso abbiamo sentito anche dalla magistratura. Oppure frasi come “Quello non è stalking, è che le voleva troppo bene”. È la stessa cosa che accadde a Santa. E nessuno comprende che una mente apparentemente “tranquilla”, possa arrivare a tanto».
L’assassino di Santa dopo anni è tornato a farsi sentire. È accusato di atti persecutori nei suoi confronti
«Adesso, a 64 anni, è ai domiciliari in una Rsa del Barese. Nei prossimi giorni ho l’ennesima udienza: è da quando avevo 28 anni che vivo l’esperienza dei tribunali, come se fosse un tunnel senza fine. Nessuno ci ridà le persone che abbiamo amato, ma occorre una certezza della pena e non scuse tipo “Se ti costituisci, ti aiutiamo”».
Lei è docente. La scuola quanta strada ha da fare?
«Tantissima. Da piccoli bisogna abituare tutti al rispetto, alla parità, all’amore, alla libertà, senza però addossare le responsabilità alla scuola. Perché siamo anche bravi pedagogisti, ma la scuola non è preparata a ciò che chiede, parlare di educazione all’affettività per esempio, e il governo non può delegare alla buona volontà: da soli non bastiamo».
Cosa occorre?
«Bisognerebbe fare passi indietro: educare gli adulti, per poi arrivare ai più piccoli. Affinché non ci siano genitori che dicono “lascia stare ciò che dice la maestra”. O sentire ancora frasi come “Non è stata attenta, non ha colto i segnali”, che vittimizzano ulteriormente le donne. Probabilmente ci costerà ancora tanto, perché per affrontare un cambio culturale, offrire un pensiero nuovo, serve l’impegno di tutti. La proposta di Shlein e Cortellesi alla presidente del consiglio di lavorare e trovare delle strategie comuni su cui intervenire, deve poter funzionare anche e soprattutto tra gli uomini».
È in corso la causa di beatificazione per Santa, che portava il suo destino nel suo nome…
«È serva di Dio. È in corso il processo di beatificazione da tanti anni. La nuova postulazione, nominata dall’Arcivescovo della diocesi di Bari-Bitonto, Mons. Giuseppe Satriano, sta redigendo i documenti che occorrono in fase romana. Tutto dovrà essere supportato dalla diffusione dalla fama di santità. Speriamo possano “fiorire le zolle” di Santa».