«Terribile è la potenza del riso; chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire».
Iniziava con questa citazione di Giacomo Leopardi, tratta dallo Zibaldone, il resoconto di una mostra, pubblicato sul numero 62 della rivista “Studi bitontini”, che nel 1996 si tenne a Bitonto. Una mostra dal titolo “Bitonto ride di sé”, in cui furono esposte per la prima volta le vignette pubblicate fino a quel momento dall’artista cittadino Pierfrancesco Uva. Organizzata dal Centro Ricerche di Storia e Arte, l’iniziativa si ricollegava ad una mostra simile, a cura dello stesso sodalizio, tenutasi dieci anni prima, nel 1986, dal titolo “Bitonto come rideva”, dedicata alle opere di un illustre caricaturista bitontino del XIX secolo: Frate Menotti, pseudonimo di Menotti Bianchi.
Epoche diverse, quelle dei due disegnatori, che, tuttavia, sono accomunati da un obiettivo: quello di far ridere attraverso ritratti divertenti e canzonatori di personaggi della politica, dell’arte, della cultura, del giornalismo e, in generale, del comportamento umano. O raffigurazioni, sempre proposte in chiave ironica, di eventi cittadini.
Satira è la parola che esprime e racchiude tutto ciò. Un’arte le cui origini affondano nell’antichità, volta alla critica dei vari aspetti di una società, tramite il riso, l’umorismo, la caricatura e l’ironia. Un’arte che si è evoluta nella storia attraverso diversi tipi di linguaggio. Dalla letteratura al disegno, fino ad arrivare alle nuove modalità consentite dalle tecnologie odierne.
Prima di procedere con gli ultimissimi appuntamenti della presente rubrica, facciamo un breve viaggio nella satira, per raccontare come anche la politica locale sia stata raccontata non solo attraverso articoli di giornale, servizi radiofonici o televisivi, ma anche attraverso l’ironia.
Le sue origini possono essere rintracciate nel teatro greco e nella letteratura latina. Nei secoli ha assunto diverse forme, ha avuto diversi obiettivi (la Chiesa cattolica e la nobiltà tra i principali) ed è stata utilizzata da autori come Dante, Petrarca o Boccaccio, Erasmo da Rotterdam, i filosofi dell’Illuminismo, giusto per fare qualche esempio senza dilungarci eccessivamente.
Un’ulteriore evoluzione si ha nell’800, con la diffusione di giornali e riviste satirici, e nel ‘900 con la nascita di nuovi mezzi di comunicazione come radio, cinema, televisione, la commedia. Tra i più famosi esempi di satira via radio, possiamo ad esempio citare le trasmissioni di Gianni Boncompagni e Renzo Arbore.
Dalla radio al teatro d’avanspettacolo degli anni ’50 e ’60 del XX secolo, finendo poi nella televisione e nel cinema, nacquero, poi, nella seconda metà del ‘900, diversi comici che fecero satira attraverso imitazioni o commenti ironici alla politica, all’attualità, alla società nel suo complesso. A partire da Alighiero Noschese, primo a portare la satira in tv. Dopo di lui, tra gli esempi maggiori di satira, potremmo citare quella di Paolo Villaggio, prima in tv e poi al cinema, con quello che è il suo personaggio più famoso, il ragionier Ugo Fantozzi. Potremmo citare il Bagaglino, la satira dei Guzzanti e la miriade di trasmissioni nate a partire dalla liberalizzazione delle frequenze radiofoniche e televisive dagli anni ’70 ad oggi.
Fino alla diffusione del web prima e dei social network che hanno dato il via alla diffusione di nuovi strumenti per fare satira. Basti pensare alla nascita di finte testate giornalistiche come Lercio, alla diffusione dei cosiddetti “meme”, fotografie con annessa didascalia ironica che hanno trovato larga diffusione su piattaforme come Facebook o Instagram. O, con la diffusione di programmi di videoediting, del moltiplicarsi di videomontaggi ironici che hanno poi trovato spazio, oltre che sui social network già citati, anche su nuove piattaforme come Tik Tok.
Torniamo al di qua della poligonale per parlare della realtà locale. I due protagonisti principali della satira bitontina nel corso degli ultimi due secoli sono stati il già citato Frate Menotti o Albus (pseudonimi di Menotti Bianchi) e Lagin o Gin (pseudonimi di Antonio Amendolagine).
Il primo nacque a Bari nel 1864 e trasferitosi a Bitonto per lavoro, come dipendente della Banca Bitontina, a partire dalla fine del XIX secolo inaugurò lunghi e proficui rapporti con la pubblicistica umoristica e satirica barese, fino alla sua morte, avvenuta nel 1924. La sua storia e la sua matita possono essere approfondite nel catalogo della mostra “Bitonto come rideva”, la cui introduzione fu curata da Felice Moretti, all’epoca presidente del Centro Ricerche.
Nelle sue vignette rappresentò personaggi come il conte Eustachio Rogadeo, il sindaco Francesco Ventafridda, il direttore della Banca Bitontina Pasquale Donadio, il senatore Vincenzo Rogadeo, il pittore Francesco Spinelli e tanti altri.
Passiamo al ‘900 pieno per parlare del secondo autore citato in precedenza, Antonio Amendolagine, la cui fama travalicò i confini del sud Italia, in quanto, oltre ai giornali pugliesi Papiol, Pss..Pss, il Pupazzetto, il Semiserio, nel 1920 collaborò anche per la rivista “Il mondo che ride”, stampata a Torino.
«Fu la voce più autentica dell’ambiente locale del primo dopoguerra: una realtà complessa che vede il bitontino in una situazione di disagio rispetto all’instaurato regine fasscista che “smorzerà” l’umorismo politico» scrisse Antonio Castellano in “Bitonto come rideva”.
Amendolagine continuò la sua vocazione artistica nella scuola di Disegno e in altri istituti come il Magistrale Sacro Cuore e la scuola media Giovanni Modugno. Continuò anche la sua attività pubblicistica come corrispondente dei maggiori quotidiani italiani, come la Gazzetta del Mezzogiorno, e la sua attività editoriale, con la tipografia acquisita nel ’31 dalla famiglia. Fino al 1985.
La diffusione delle radio negli anni ’70 non fece registrare, a Bitonto, esempi di satira. Ma, se vogliamo avere un esempio di come quest’ultima abbia assunto anche la “forma vocale” possiamo citare l’Ora lieta dell’Elettore, un’iniziativa dei giovani della Democrazia Cristiana che, nel periodo precedente alle politiche del 1948, organizzarono in un locale delle satire nei confronti degli amministratori e politici bitontini trasmesse con altoparlanti nella città. Principale organizzatore fu Pasquale Amendolagine. Si trattava di messaggi preregistrati perlopiù in dialetto bitontino, contenenti sfottò verso gli avversari politici, dai comunisti ai monarchici e ai missini. Un modo per fare, attraverso l’ironia e la satira, campagna elettorale a favore dello scudo crociato. Messaggi di cui è stata conservata la memoria e che, nel 2011, furono pubblicati dal “Da Bitonto”, in un cd.
La nascita di periodici locali come, ad esempio, il nostro Da Bitonto o, qualche anno più tardi, Primo Piano, dà spazio a nuovi vignettisti che, attraverso la propria matita, cercano di ritrarre con ironia personaggi e vicende locali. Possiamo citare Franco Verriello. Ma l’esempio più celebre dell’era odierna è fornito dalle vignette di Pierfrancesco Uva, che hanno ritratto quasi tutti i protagonisti della politica locale e della società degli ultimi anni. Uva ha raccontato vicende locali e nazionali, collaborando per diverse testate giornalistiche locali e nazionali: Avanti, Lotta Continua, Internazionale, Barisera, Primopiano, Da Bitonto, BitontoTv, Puglia d’oggi e tanti altri, cartacei e telematici.
Come già anticipato, l’avvento di internet e dei social network ha fornito ulteriori canali per la satira. Anche a livello locale. Nascono infatti su Facebook alcune pagine dedicate ad essa. L’esempio più famoso potrebbe essere Satyritont. Anche se, ad essere sinceri, più che strumento di satira fu un monodirezionale strumento di opposizione verso l’ex sindaco Abbaticchio, rallentando l’attività (anzi, cessandola quasi del tutto) poco dopo la scadenza del mandato di quest’ultimo.