Dall’Avv. Luigi Acquafredda riceviamo e pubblichiamo
Egr. Direttore,
è la seconda volta che La importuno, e, certo, sarà l’ultima ,perché di mestiere faccio l’Avvocato e
non voglio perdere tempo dietro a queste cose e far perdere tempo a Lei.
La mia opinione è condivisa da molti cittadini bitontini e corrisponde al sentire comune ma, al solito,
tutti si lamentano ma poi pensano agli affari loro e tacciono.
Il 22 agosto 2022 Lei, gentilmente, pubblicò una mia lettera che Le inviai, in quanto cittadino di
Bitonto, mia città natale, un tempo bella donna, oggi diventata vecchia, decrepita, ostaggio dei
delinquenti, incapace di risollevarsi, governata per decenni da gente incapace che ha pensato solo a
come fare la spesa attraverso la politica.
In quella lettera scrissi “se la coscienza civile dei bitontini rimane al livello di oggi, per la mia città
non c’è speranza”.
Ciò che è capitato il 27 settembre mi dà ragione.
Chi non riesce a veder oltre il proprio naso penserà: “finalmente lo stato c’è, la mafia ha perso, a
Bitonto possiamo stare più tranquilli”
Se si pensa che la mafia si lascia intimorire da qualche azione di polizia, il problema non si risolverà
mai.
E qual è il problema?
Bisogna rispondere a questa domanda: “chi, negli anni, ha consentito alla mafia di invadere Bitonto,
tanto da farne una della città più malavitose del sud?
Prima dei delinquenti, in galera devono finire tutti quei politicanti che hanno mendicato e ottenuto
voti da quella “brava gente” che, mentre è occupata a svolgere la propria attività, gode pure del reddito
di cittadinanza, alla faccia di quanti pagano le tasse pensando di assolvere a un obbligo morale, oltre
che giuridico.
Altre domande: “a chi la chiesa bitontina ha dato i suoi voti? “a chi la scuola bitontina ha dato i
suoi voti?”
Nell’ultima campagna elettorale una docente del liceo classico, in una occasione pubblica, assicurò
che la scuola bitontina era a fianco di uno dei candidati sindaci.
Ai miei tempi sarebbe stata cacciata dal liceo.
La scuola deve istruire, formare i giovani culturalmente, e non può essere un serbatoio di voti.
Un docente nella testa degli alunni, se gli riesce, deve mettere gli insegnamenti della propria disciplina
e non deve manipolare le loro menti.
La politica, in quanto cosa sporca, non deve entrare nella scuola, altrimenti i disastri sono sicuri.
A queste domande non risponde nessuno.
Caro Direttore, la verità fa male, dire la verità è appannaggio di pochi.
In un mondo falso come quello attuale, tutto è finzione, simulazione, messa in scena, nessuno dice le
cose come stanno, l’ipocrisia è il paravento dietro cui si nascondono le persone prive di personalità.
Chi ha chiesto e ottenuto voti da quella “brava gente”?
La storiella che Falcone e Borsellino furono uccisi dalla mafia la devono raccontare ai fessi.
Perché il cittadino Giorgio Napolitano, incoronato RE da chi canta bella ciao, (e per fortuna non è
spuntato uno striscione con la scritta “santo subito”) si rifiutò di raccontare ai magistrati, che
indagavano sui rapporti stato-mafia (che ci sono sempre stati e ci sono ancora) cosa si dissero lui e
Mancino nel corso della famosa telefonata?
Da chi realmente fu ucciso il generale Dalla Chiesa?
Pertanto fino a quando le domande di cui sopra non riceveranno risposta, e non la riceveranno, la
situazione è destinata a peggiorare e l’ultima cosa da fare è andarsene da Bitonto e abbandonarla al
suo destino.
Se potessi portare con me le salme dei miei genitori me ne andrei domani e non tornerei più in questa
Bitonto, resa cosi invivibile da coloro che hanno governato “la mia Città” per decenni, affatto
animati da passione politica, ma unicamente dalla voglia di soddisfare i propri bisogni e interessi.
Ma Bitonto vive anche di contraddizioni: in un momento in cui la città è sotto assedio perché infestata
da spacciatori, ladri, estorsori, rapinatori, usurai, persone incivili, di nulla cultura, c’è chi trova il
tempo di organizzare una tre giorni per discutere di “Libertà negate ai bambini…” con una lunga serie
di ospiti, nessuno dei quali, ovviamente, dirà, però, chi ha negato quelle libertà.
Continuate cosi, bitontini, vi affosserete sempre di più.
Ma possibile che nessuno ricordi ciò che ha studiato a scuola (per scuola intendo il “liceo classico”
non le altre!) : “la cultura, la civiltà, il diritto, i Romani li imposero a tutto il mondo con le legioni,
non con le conferenze, i dibattiti, le cerimonie. Per portare a Bitonto la cultura, la civiltà e il diritto
ci vogliono le legioni non le chiacchiere”.
Ecco perché Bitonto non ha speranze: ci si limita a chiacchierare anziché affrontare a viso aperto i
problemi e a sollecitare l’intervento stabile delle legioni.
Facciano di Bitonto ciò che vogliono, mi è diventata indifferente.
E l’indifferenza è mancanza di sentimento, significa che una cosa o una persona per cui si prova
indifferenza semplicemente non esiste.
Le chiedo scusa Caro Direttore, è l’amaro sfogo di un bitontino che ha sempre amato la sua terra ma
oggi è deluso, amareggiato, e crede fermamente che è tutta colpa della politica e di quanti, in questi
decenni, non hanno avuto né la capacità né il coraggio né la voglia di cambiare le cose.
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