Da Pietro Buongiorno, segretario generale UILA Puglia riceviamo e pubblichiamo:
La Xylella in questi giorni è tornata (giustamente) ad essere un trend topic sui media, oggetto di ampio dibattito che inerisce soprattutto il “post-catastrofe”. La scienza, anche grazie al preminente contributo di scienziati e ricercatori locali, ha dimostrato che attraverso un approccio rigoroso che tenga conto della complessità del fenomeno e delle indispensabili sinergie per contrastarlo, la batteriosi può essere limitata nei suoi effetti catastrofici. Plaudo alle comunità locali delle zone del sud est barese che non hanno abbassato la guardia e che stanno facendo leva sul senso di comunità e sul saper fare squadra tra le forze vive del tessuto economico, produttivo e sociale dei territori attualmente minacciati dal batterio. Bene fanno a portare in seno ad una riflessione generale i temi dell’identità paesaggistica di aree come la Piana degli Ulivi, autentico patrimonio anche storico-culturale dell’intera regione. E se le organizzazioni di categoria vogliono guardare oltre i numeri del disastro (ormai anche un non addetto ai lavori sa che sono stati colpiti 21 milioni di ulivi in un’area di 8mila chilometri quadrati), c’è una fase di rilancio che va assolutamente governata insieme.
In questo quadro contestuale voglio riportare all’attenzione dei più un tema: il rilancio del lavoro agricolo nelle zone colpite dalla Xylella. Perché gli ulivi, i paesaggi, la biodiversità altro non sono che l’ambiente vitale nel quale abita l’uomo. Ci vive e, soprattutto, ci lavora. O dovremmo dire: ci lavorava. Come Uila, lo ripetiamo da anni. A Lecce da un punto di vista della manodopera la perdita è stata enorme: si contano circa quasi 9000 lavoratori in meno dal 2015 al 2022. Anche gli elenchi anagrafici delle altre province pugliesi fanno emergere una contrazione dalla comparsa del batterio sia in numero di lavoratori che di giornate lavorate: solo nell’ultimo anno abbiamo perso 7.500 braccianti e 313mila giornate lavorate. Un dato che deve far riflettere sulla necessità di una visione strategica per il rilancio dell’intero settore agricolo. In un incontro a Lecce abbiamo ribadito che servono sì investimenti per promuovere l’innovazione anche attraverso l’utilizzo delle risorse del PNRR, ma che siano rivolti anche a creare nuove opportunità di lavoro investendo in formazione e nuove competenze. Come organizzazione abbiamo posto l’esigenza di riflettere in modo olistico sulle migliaia di giornate perse dai lavoratori a causa di calamità e fitopatie affinchè vi sia un ammortizzatore sociale strutturato che consenta ai lavoratori di poter beneficiare di un sostegno concreto sia in termini salariali che previdenziali.
Ma il fulcro centrale della riflessione sul lavoro agricolo è come sostenere un’azione di rilancio del lavoro dipendente, rendendo più attrattivo il settore agricolo. Il comparto, in forte espansione in questi anni, deve rafforzare la propria competitività anticipando le grandi sfide della transizione ecologica e della sostenibilità ambientale, che deve fare il paio con la sostenibilità economica e sociale, mettendo al centro delle proprie strategie di sviluppo le persone: le lavoratrici ed i lavoratori che danno valore alle nostre eccellenze enogastronomiche ed agricole. Continuiamo a leggere della difficoltà delle imprese nel reperire manodopera specializzata. Qualcuno immagina che i lavoratori possano arrivare da Marte? Costruiamo insieme un percorso virtuoso tra istituzioni, imprese, organizzazioni di rappresentanza e sindacati, anche attraverso gli enti bilaterali agricoli che possono organizzare e gestire la formazione di lavoratrici e lavoratori coinvolgendo gli Istituti Tecnici Superiori, gli istituti Agrari e le Università creando percorsi di formazione tecnica specializzata per incentivare una maggiore occupazione nel settore.