Ci scrive il Segretario Provinciale Autoscuole Unasca Bari, Raffaele Moretti, per dare un punto di vista più ampio sul tema della sicurezza stradale.
“Egregio Direttore,
le scrivo in seguito agli ultimi spiacevoli episodi verificatisi a Bitonto e che solo per situazioni fortuite non hanno avuto un epilogo più drammatico, e offrire un punto di vista più ampio sul tema della sicurezza stradale.
L’uso scellerato e incontrollato di veicoli che hanno come scopo quello di favorire la “micromobilità o mobilità dolce” ormai ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica e riempito le cronache sia a livello locale che nazionale.
Promuovere forme di mobilità alternative alle auto e ai mezzi pubblici si è reso necessario per aiutare il processo di decongestione dei centri urbani, processo che ha avuto una forte accelerazione durante la pandemia quando si è reso necessario incentivare forme di mobilità individuale rispetto a quelle collettive ed evitare affollamenti.
Le nostre città, ormai congestionate da veicoli sempre più ingombranti e numericamente in crescita, si sono trovate a fare i conti con nuovi utenti, spesso giovanissimi, che hanno scambiato il monopattino elettrico e le bici a pedalata assistita per giocattoli sottovalutando rischi e conseguenze.
La convivenza si è subito dimostrata non “sostenibile” e come spesso accade a farne le spese sono gli “utenti deboli”.
In ambito nazionale e locale sono state promosse campagne di educazione all’utilizzo di queste nuove forme di mobilità da più parti ed anche Unasca (Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza Automobilistica) che rappresento come Segretario Provinciale, ha promosso diverse campagne di sensibilizzazione e si è fatta promotrice nei tavoli tecnici ministeriali della necessità di una formazione adeguata e di una regolamentazione mirata soprattutto alla salvaguardia della vita umana.
Anche il governo si è mosso in questa direzione. Il nuovo Disegno di Legge, infatti, licenziato dal Governo all’indomani del terribile incidente verificatosi in provincia di Roma e che ha causato la morte di un bimbo di 5 anni, prevede una ulteriore stretta per la guida distratta (cellulare), la guida sotto l’effetto di alcol e droghe e la circolazione dei monopattini.
Il disegno di legge farà il suo iter parlamentare, sarà emendato e poi trasformato in legge probabilmente in autunno.
Noi di Unasca siamo convinti che il rispetto delle regole sia imprescindibile e indiscutibile ma solo se accompagnato da una adeguata formazione: occorre educare al rispetto delle regole e alla convivenza civile.
Gli ultimi fatti di cronaca offrono una serie di spunti di riflessione per mettere in campo azioni concrete, efficaci e mirate.
L’Europa ha fissato degli obiettivi in questo senso, con la Vision Zero, cioè raggiungere nel 2050 l’ambizioso traguardo di zero vittime della strada. Ma anche questo approccio da solo non ha sortito i risultati sperati ed oggi si parla di Moving Beyond Zero (andando oltre lo zero). L’obiettivo è quello non solo di portare a zero il numero di morti e feriti gravi sulla strada, ma di andare oltre e portare a zero anche il numero di feriti lievi.
Questo cambiamento di approccio ha implicazioni fortissime perché significa passare dalla logica del “limitare i danni derivanti dalle collisioni” all’“evitare qualunque forma di contatto tra gli utenti della strada” e, di conseguenza, invece di trovare soluzioni tecnologiche che riducano i danni, trovare soluzioni infrastrutturali e culturali che riducano la velocità e impediscano il contatto o lo scontro tra veicoli nel traffico.
Occorre quindi un cambio di paradigma: l’uomo e la sua sicurezza come obiettivo primario.
La vita e la salute umana non sono negoziabili, sono beni di primaria importanza . Questo principio ribalta le priorità del sistema di circolazione stradale, pone l’uomo e la sua sicurezza prima di ogni altra considerazione di mobilità ed efficienza.
La formazione degli utenti della strada deve iniziare sin dai più piccoli per creare una cultura della sicurezza stradale già dai primi passi.
Salvare delle vite umane è un compito che spetta a tutti coloro che in qualche modo interagiscono con bambini, ragazzi e adulti. Si, anche gli adulti, perché la formazione deve essere costante e periodica.
Solo con un’azione coordinata e sinergica tra le istituzioni e il mondo della formazione, ognuno con le proprie competenze, si può mirare ad un unico obiettivo: educare alla legalità, al rispetto delle regole e al rispetto della propria vita e di quella degli altri”.