Gentile Signor Ministro dell’Istruzione e del Merito,
le scrivo dopo aver assistito alle tragedie greche rappresentate a Siracusa anche quest’anno. Seduto fra le migliaia di spettatori di tutte le età, provenienti da ogni parte d’Italia, immersi in un silenzio totale, rapiti dalla potenza drammatica di opere millenarie, che parlano con sorprendente attualità delluomo, antico, contemporaneo e futuro, ho pensato a Lei. Che è il ‘mio’ ministro (sono un docente) ma, soprattutto, il responsabile di un settore strategico per il nostro Paese, la Scuola. Ho pensato a Lei ma anche al suo collega della Cultura quando ho sentito Prometeo difendere, molti secoli prima dell’Illuminismo, la sua scelta di emancipare dall’ignoranza un Uomo credulone e superstizioso. Quando ho ascoltato Medea rivendicare con fierezza, molto tempo prima del Femminismo, il diritto a vendicarsi di un uomo infame ed ipocrita. Ed ho pensato a Lei, signor Ministro, chiedendomi perché una Cultura, quella Classica, a cui tutti noi dobbiamo molto, sia ridotta ad essere la “cenerentola” della Scuola italiana. E non possa più riscattarsi dalla sua emarginazione. Lei sa bene, signor Ministro, ed il Suo collega della Cultura lo sa ancor meglio, quanto rendono i nostri Beni Culturali, dai musei ai siti archeologici, dai teatri alle chiese. Quanto rendono in termini di occupazione, profitti, turismo: si tratta di un indotto di tutto rispetto. Si dice che sia la prima industria del Paese ma, anche se non lo fosse, sicuramente è uno dei fattori più trainanti dell’economia nazionale. Insomma, vanta un ‘fatturato’ importante, che induce a chiedersi perché si faccia ben poco per tutelare e valorizzare a Scuola la Cultura Classica, che contribuisce abbastanza a quel fatturato. Perché il Ministero da lei diretto non si impegni nel diffondere e nell’agevolarne lo studio. Perché ci si ostini a metterla in concorrenza con la cultura scientifica, che è l’altra faccia della stessa medaglia, il pensiero umano. Perché si assista inerti, quando non compiaciuti, al lento estinguersi del Liceo Classico, che ha dato tanto alla Nazione. Perché caparbiamente si attui un progressivo ridimensionamento delle materie umanistiche in ambito scolastico dove l’insegnamento dell’Italiano, ad esempio, dispone di un numero di ore insufficiente ma tutti, poi, si lamentano dell’ignoranza e del basso livello culturale delle nuove generazioni. Perché non si intervenga con provvedimenti opportuni, come si fa per le materie scientifiche e tecniche, per dare il giusto riconoscimento (solo quello, nulla più!) a chi si impegna con passione sincera e dedizione spontanea, docenti e discenti, nel mantenere alto il profilo e lo spessore culturale di tutti. Ed a queste domande arriva, scontata, la risposta, che mi auguro Lei, signor Ministro, riesca a smentire. Perché la Cultura Classica non conviene! A chi vuole che si dimentichi la storia collettiva come anche quella personale di ognuno di noi, per precipitarci in un eterno presente fatto di corse e rincorse a soddisfare esigenze spesso fittizie o indotte: fare conoscere il pensiero classico non conviene. E non conviene a chi vuole un mondo popolato da soli consumatori sempre pronti ad acquistare ma poco propensi a ragionare prima di comprare. A chi pensa ad arricchirsi sfruttando risorse tecnologiche ed umane da pagare ben poco, magari con i fondi pubblici. A chi, insomma, “che si viva o si muoia è indifferente”, purché “private persone senza storia siamo, lettori di giornali, spettatori televisivi, utenti di servizi” (C. Sbarbaro, Una sera come tante, 1965). Però io spero tanto che a lei, signor Ministro, convenga. Convenga dimostrare il contrario. Smentire certi dubbi. Rilanciare l’anima umanistica della formazione, nella Scuola. Per capire come poter migliorare.Tutti. Grazie dell’attenzione.