Torniamo, per l’ultima volta, a parlare del fenomeno del civismo, che fu nuovamente protagonista alle elezioni regionali del 20 e 21 settembre 2020. Elezioni rimandate di alcuni mesi, a causa della diffusione della pandemia da covid-19 nel marzo dello stesso anno.
Le regionali del 2020 videro, ancora una volta, la partecipazione di Italia in Comune il movimento che faceva capo all’allora sindaco Michele Abbaticchio. Ma a concorrere tra i bitontini, questa volta, non c’era più il primo cittadino, ma due esponenti della lista: Domenico Nacci e Maria Grazia Gesualdo, che erano rispettivamente assessore al Bilancio e consigliera comunale. C’erano nelle altre liste Marianna Legista (Popolari con Emiliano), altro assessore come Nacci, Antonio Lisi (Movimento 5 Stelle), Luciana Tumolo (La Puglia Domani), Antonio Sgaramella (Italia Viva), Vito D’Attoma (Cittadini Pugliesi Conca Presidente), Anna Maria Amendolara (Senso Civico – Nuovo Ulivo per la Puglia), Arcangelo Valentino (Lavoro Ambiente Costituzione). Per il centrodestra si candidò, nuovamente, Domenico Damascelli (Forza Italia), già consigliere regionale nel quinquennio precedente. Nessuno di loro riuscì ad accedere alla massima assise regionale che, proprio in quell’anno, compiva 50 anni dalla sua istituzione. Bitonto, dunque, si ritrovò senza alcun rappresentante regionale.
Ma non è di questo che, oggi, vogliamo parlare. Vogliamo, invece, tornare sull’evoluzione del civismo, come anticipato in apertura.
«Un insieme di formazioni che si esprime in modo variegato» lo definì Giovanni Procacci in occasione della presentazione delle liste a sostegno di Michele Emiliano che, per la sua rielezione, si affidò ad una coalizione composta da Partito Democratico come unico grande partito politico, insieme ad un variegato esercito di movimenti civici. C’erano piccole liste politiche come Dc Puglia, Liberali, Ppa – Partito Pensiero e Azione, Senso Civico – Un Nuovo Ulivo per la Puglia, Sinistra Alternativa. C’era il già citato “partito dei sindaci” Italia in Comune. I meridionalisti di Sud Indipendente Puglia e Partito del Sud – Meridionalisti Progressisti. Gli ambientalisti di Puglia Solidale e Verde e gli animalisti del Partito Animalista. C’era poi il movimento monotematico Pensionati e Invalidi Giovani Insieme. E, per finire, le liste personali Con Emiliano, Popolari con Emiliano, Emiliano sindaco di Puglia.
«Cercheremo di unificare queste liste civiche ed unirle in un’unica gamma. Cercheremo, insieme ad Emiliano, di realizzare questo obiettivo, cioè di mettere assieme questo mondo civico, non in forme tradizionali, ma secondo un’idea di arcipelago, in cui ci siano delle regole, ma ognuno possa far valere la propria autonomia. Tutto questo mondo variegato deve essere capace di trovare una convergenza sulla proposta politica» disse Procacci, indicando nell’ex magistrato il rappresentante dell’eredità di Nichi Vendola.
Fu riproposto, dunque, quello che fu definito “modello Emiliano”, che il governatore pugliese aveva iniziato a delineare durante la prima presidenza regionale. Un modello che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto fungere da “polline fra Pd e M5s”, dialogando con i diversi esponenti del civismo e dell’ambientalismo, oltre che con importanti e popolari sindaci d’Italia, appartenenti nell’area del centrosinistra, come ad esempio, quello di Milano Giuseppe Sala. Ma anche con il primo cittadino di Bari, di Bitonto e tanti altri.
Un’esperienza che venne sancita con la nascita ufficiale del movimento Con e, successivamente, con un ulteriore allargamento del campo, con la federazione di liste civiche Insieme per la Puglia.
Ma, ben presto, quel progetto rivelò le sue storture. Quell’apertura al civismo fu la porta d’ingresso per esponenti politici che mascherarono con liste civiche l’appartenenza a schieramenti diversi. A partire da Massimo Cassano, Rocco Palese, Stefano Lacatena, precedentemente di centrodestra che, tuttavia, scelsero di entrare nella squadra di Emiliano, ottenendo incarichi politici e amministrativi. I veri movimenti civici, invece, molto minoritari e deboli, non hanno avuto molti strumenti a disposizione per far valere le proprie istanze e per far sentire la propria voce. Il loro coinvolgimento fu, infatti, spesso solamente un’operazione di facciata volta ad ottenere i consensi di un mondo che non si sente più rappresentato da partiti politici e che spesso non vota neanche più.
Quel modello si rivelò profondamente fluido e post-ideologico, basato sul trasformismo, come dimostrò la stessa vicenda della lista Con, candidata solitamente con il centrosinistra, ma non disdegnando, in alcuni comuni, a seconda delle vicissitudini personali dei suoi rappresentanti locali, di allearsi con il centrodestra. Bitonto fu un esempio in tal senso.
Ovviamente, Emiliano e il suo modello vinsero le competizioni del 2020, sconfiggendo gli avversari Raffaele Fitto (Fratelli d’Italia, Lega Salvini Puglia, Forza Italia, La Puglia domani, Udc – Nuovo Psi), Antonella Laricchia (Movimento 5 Stelle, Puglia Futura – Laricchia Presidente), Ivan Scalfarotto (Italia Viva, Scalfarotto Presidente, Futuro Verde), Mario Conca (Cittadini Pugliesi), Nicola Cesaria (Lavoro Ambiente Costituzione), Pierfranco Bruni (Fiamma Tricolore), Andrea D’Agosto (Riconquistare l’Italia). Si diede così inizio al secondo quinquennio di Emiliano, ancora in corso, che si concluderà nel 2025. Tra i suoi probabili eredi, potrebbe esserci Antonio Decaro, attuale sindaco di Bari, presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, definito da un sondaggio realizzato nel 2022 “sindaco più popolare d’Italia”. Vero o falso che sia, e indipendentemente dall’attendibilità delle previsioni per il 2025 (non è certo questa la sede per farle), analizzeremo a breve la figura dell’attuale sindaco metropolitano.