Questa è una storia delicata che avrebbe potuto avere altro esito, se, invece di una contrapposizione, ci fosse stata collaborazione. Perché, pur tenendo conto delle enormi e variegate difficoltà legate alla gestione degli istituti scolastici, se l’obiettivo primario è il benessere dello studente inteso come persona, sarebbe cosa buona e giusta perseguirlo davvero. Dunque, la madre di un alunno di una scuola superiore ha chiesto l’accesso agli atti scolastici riguardanti il figlio, al termine del corso di studi. Gli uffici dell’istituto hanno negato l’accesso alla documentazione. Il braccio di ferro fra le due parti è finito dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale, che, con sentenza del 6 settembre scorso, ha accertato “il diritto della ricorrente – difesa con successo dagli avvocati Luigi D’Ambrosio e Pietro Nicola Urbano, ndr – di accedere agli atti richiesti con la medesima istanza di accesso” presentata mesi prima, giudicando “del tutto pertinente la motivazione che faceva riferimento alla “…tutela dei diritti del figlio, essendo fondamentali al fine di valutare il rispetto del diritto all’inclusione scolastica e del raggiungimento di conoscenze compatibili con il suo stato di disabilità nel corso dell’iter scolastico”. Il ricorso della genitrice è risultato fondato perché “l’accesso ai documenti amministrativi costituisce “principio generale dell’attività amministrativa”, al fine di favorire la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica e di assicurare l’imparzialità e la trasparenza dell’azione amministrativa”.