“La Puglia non è al riparo da rischi”.
Il disastro che in questi giorni sta accadendo in Emilia-Romagna potrebbe verificarsi anche nella nostra regione.
L’allarme è lanciato da Umberto Fratino, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Bari e professore ordinario di Costruzioni idrauliche, marittime e idrologia al Politecnico di Bari.
Il rischio alluvioni in Puglia, secondo quanto dichiarato dal prof in un’intervista pubblicata oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno, “è alto, come dimostra l’alluvione che nel 2005 causò cinque morti a fronte di un fenomeno meteo meno significativo di quello vissuto in questi giorni dall’Emilia-Romagna”.
“Quell’evento – ricorda – ha fatto partire numerosi interventi ma, paradossalmente, la gestione del rischio a livello di prevenzione è stata soppiantata dalla gestione dell’emergenza. Tanto che in Puglia oggi è più complesso programmare rispetto a qualche anno fa, a causa di scelte nazionali ed europee che hanno smantellato le politiche per la difesa del suolo in Italia”.
Un esempio sarebbe fornito dal PNRR che per interventi sul dissesto idrogeologico avrebbe stanziato appena l’1% delle risorse.
“Per giunta – continua -, col vincolo concordato con Bruxelles, allo scopo di accelerare la programmazione, che ha portato al commissariamento da parte delle presidenze delle Regioni a scapito degli Ambiti e delle strutture e commissioni tecniche che pure erano state protagoniste della stagione virtuosa dei primi Pug comunali. Le attività urbanistiche in ambito pugliese sono state così azzerate, eppure l’urbanistica è la gemella della pianificazione territoriale nell’ottica della crescita sostenibile”.
La soluzione, secondo Fratino, non sarebbe facile. “In questi giorni ho sentito parlare di soluzioni diverse ed estemporanee. Ma anzitutto occorre intervenire sul piano normativo e investire sul controllo del territorio. È necessario formare tecnici e cittadini sul concetto di resilienza. Educare le persone che vivono in contesti fragili ad affrontare le emergenze, mettere mano all’attività di allerta potenziando le strutture tecniche per la prevenzione e la gestione del rischio. Poi, bisogna investire anche sulle infrastrutture, che però, senza un cambio radicale di approccio, da sole non basteranno a scongiurare il ripetersi di disastri come quello dell’Emilia-Romagna”.