Ritratti, paesaggi urbani e rurali, alcuni semplicemente abbozzati, mai completati e mai concepiti per essere mostrati al pubblico. Il tutto accompagnato da testi e poesie, spesso inediti, che raccontano un’anima variegata e multiforme. E un’arte nata da una passione grande, ma per tanto tempo rimasta chiusa in cassetti custoditi gelosamente.
Sarà visibile fino al 3 giugno, a Bari, la mostra “Umberto Kühtz – Ogni luogo è poeta” che Spazio Murat ha dedicato all’architetto ed ex sindaco di Bitonto, nonché pittore, scrittore e poeta. Mostra inaugurata venerdì 12 maggio, alla presenza della figlia Silvana, del giornalista Francesco paolo Del Re, di Francesco Maggiore, Presidente della Fondazione Dioguardi, nello spazio culturale che si erge in piazza del Ferrarese. A curarla Biagio Lieti con testo critico di Maria Chiara Valacchi e allestimento a cura di Rossella Tricarico.
Una mostra che racconta l’Umberto Kühtz più nascosto, più intimo. Quello che, in pochi, hanno conosciuto quando l’artista era in vita. Racconta il suo interesse nella raffigurazione di volti, motivato in un testo inedito dalla datazione ignota dalla capacità, a suo dire, del viso umano di mostrare la molteplice natura dell’umano, in cui coesistono il bello e il brutto: «Si è sempre detto che il volto è lo specchio o il paesaggio dell’anima. Dopo una lunga serie di volti brutti e cattivi, ne ho realizzati, ora, alcuni che presentano uno sguardo verso le lontananze del cielo e del pensiero e mi propongo di realizzare visi belli, di giovani, di anziani, di bambini e di fanciulle». Una scelta che, per Kühtz si rende necessaria perché «sia nel mondo della natura sia nell’umanità coesistono il bello e il brutto, la gioia e la disperazione, la serenità e l’angoscia».
Una filosofia che, ovviamente, influenza anche un’altra fase dell’arte dell’architetto. Quella legata alla raffigurazione del paesaggio, «entità composta da innumerevoli e vari elementi che non sono solo quelli naturalistici ed ambientali ma anche quelli umani. L’influenza dell’uomo sul paesaggio è stata sempre importantissima, sia nel bene che nel male […]. I paesaggi che abbiamo vissuto ed amato sono ancora nel nostro cuore, ci arricchiscono e ci aiutano a vivere. Si può senz’altro affermare che il paesaggio è una parte integrante di noi».
Paesaggi naturali e urbani. Da quel che rimane delle civiltà del passato alla civiltà “cosiddetta moderna”, «che poi moderna non è affatto, ma è la speculazione edilizia o, peggio ancora, del contrabbando fondiario». Una civiltà che è «disgregatrice, meccanizzata» e «costringe la gente a vivere in casa, distingue nettamente la casa (che diventa una specie di tana) dalla città».
«Quanto più liberi sono i bambini nella città vecchia, nelle strade, nelle corti, nelle piazzole, quanto più diffusi sono i rapporti umani, quanto più vera e disincantata è l’esistenza – scrive Kühtz in un altro testo inedito –. Chi di noi non ha mai visto una donna lavare i pavimenti di basole della strada pubblica davanti alla propria abitazione? Ma ci accade nelle città vecchie di Puglia, non lo vedremo mai nella città cosiddetta moderna, dove si invoca e si chiede sempre l’intervento dell’autorità».
Una sensibilità che ha indubbiamente influenzato anche la sua parentesi politica, quando, per quattro anni, fu sindaco di Bitonto, il primo scelto direttamente dai cittadini. «Gran parte della mia attenzione la dedicai al centro storico e all’edilizia. Sono fiero di aver bloccato l’abbattimento di palazzi storici in Corso Vittorio Emanuele II» rivelò con fierezza qualche anno fa, in una delle ultime apparizioni pubbliche.
Ma l’attenzione al paesaggio e la denuncia delle contraddizioni del moderno Kühtz l’ha tradotta anche in prosa e poesia, con testi spesso inediti che narrano la bellezza della Murgia, l’Arizona della Puglia, come l’aveva definita suo nipote residente a New York.
L’arte dell’ex sindaco è caratterizzata dalla commistione fra differenti media, registri espressivi che spaziano dall’arte visiva alla produzione architettonica e letteraria.
Disegno, pittura e poesia. Diverse forme di arte, ma tutte accomunate dalla capacità di raccontare i pensieri più profondi dell’autore. Quei pensieri che, come abbiamo accennato all’inizio, sono rimasti custoditi gelosamente per anni e che spesso non sono stati neanche completati, ma che erano destinati ad essere testimonianza di un particolare momento della vita dell’autore. Molte delle opere in mostra a Bari, infatti, sono bozze, talvolta anche disegnate in carta da riciclo, sul retro di fotocopie di documenti relativi alla sua attività professionale o alla sua esperienza amministrativa.
Ad accompagnare il tutto, una galleria fotografica che racconta chi era Umberto Kühtz. Foto che raccontano l’architetto, il sindaco. Narrano il suo attaccamento alla Puglia, patria adottiva, ma anche alla natìa Padova e a quella Germania da cui proveniva il padre Alfred.