L’omelia di Mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo della Diocesi di Bari-Bitonto, ai funerali della 16enne Lucrezia Natale, dell’amica 20enne Floriana Fallacara, del fidanzatino 23enne Tommaso Ricci e del 24enne Alessandro Viesti, che si sono svolti oggi pomeriggio all’interno della Basilica dei Santi Medici di Bitonto.
I giovani, desideri di ciascuno di loro, si sono infranti quella drammatica notte. Annullando sogni, altri due nostri figli stanno combattendo la battaglia della vita e con la preghiera gli accompagniamo.
Quanto accaduto ci travolge, ci abbatte, ci interpella e ci invita al silenzio orante scevro da parole inutili, un silenzio in cui accogliere il dolore e l’inquietudine che da esso nasce, rimanendo accanto a chi soffre con rispetto e discrezione. Ora siamo qui tutti quanti, mendicanti di luce. Consapevoli che le nostre povere parole si arenano dinanzi all’immane sofferenza che ci attanaglia.
Solo tu Signore, solo tu hai parole di vita e puoi lenire il peso di questo momento. Solo tu che sei il mio pastore e che hai vinto la morte puoi sostenere il nostro cammino consegnandoci un orizzonte di luce che rischiari questo momento di angoscia e ci liberi dal rimorso della solitudine in cui siamo immersi.
La prima lettura ci consegna le parole ricche di tenerezza e di forza profetica pronunciate da Isaia: il signore si pone a garanzia della vita, sconfiggendo la morte. E ancora più bella è l’immagine di Dio che passa ad asciugare le lacrime su ogni volto e a trasformarle in perle di luce. Quelle lacrime segno del lacerante dolore provocato dalla morte dei nostri affetti più cari possano diventare con un suo tocco, frammenti di luce e di speranza. Quella che Dio è una carezza infinita, impercettibile per la delicata tenerezza con cui egli accompagna il nostro dolore.
Miei cari, è in Cristo la forza della vita. La morte è il sonno da cui lui ci risveglia. Essa non è definitiva e non è l’ultima parola sui nostri legami sulla vita di ciascuno di noi.
Cari Tommaso, Alessandro, Floriana e Lucrezia, avremmo desiderato tutti, ad uno ad uno, potervi cedere un pezzetto della nostra vita, se fosse stato utile a prolungare ancora di qualche istante la vostra presenza tra noi.
Il fiore della vostra giovane età porta in sé una promessa di futuro che oggi ci sembra tragicamente tradita. Ma vi faremmo un torto, ancora più grande, oggi, nel considerare le vostre storie incomplete, quasi che il loro valore si potesse misurare unicamente dal numero dei giorni vissuto.
Non possiamo aggiungervi neppure un secondo.
Pezzi unici, nella galleria della vita. Ci accostiamo a ciascuno di voi per ammirarvi come opere d’arte non replicabili e il dolore per la vostra assenza ci racconta quanto sia stato bello avervi avuto tra noi.
Mentre ci sembra di non aver più niente da potervi offrire siamo qui a chiedere il vostro aiuto, la vostra intercessione dal cielo: il fare memoria di voi non si fermi allo sterile rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere, ma sia spazio fecondo per elaborare la vita e i giorni che ancora verranno per tutti noi.
Vi immaginiamo nella festa del paradiso e da lì vi chiediamo di aiutarci, con la vostra assenza, a scoprire la preziosità di ogni persona e della vita posta nelle nostre mani: mistero unico e irripetibile.
Troppe volte, miei cari, viviamo attorcigliati su noi stessi, con le nostre ali spesso tristemente ripiegate e incapaci di volare alto, sapendo fare della vita un dono, per tutti. Il ricordo di voi ci renda attenti a chi ci è vicino, sapendo esercitare quella responsabilità per gli altri, di cui questo mondo ha bisogno. Da ciascuno vi giunga l’abbraccio del cuore e voi mostrate il vostro sorriso al nostro cuore piegato dal dolore. Con i vostri familiari, amici, le persone a voi care anch’io vi abbraccio e chiedo al buon Dio che questo nostro incontro si trasformi in un cammino comune. Perché nel cuore di chi custodisce il vostro ricordo, possa germogliare un giardino di vita e pace.