Quattro bare bianche davanti all’altare. Altrettanti giovani che non ci sono più.
Una folla oceanica, tra parenti, familiari, amici, curiosi, forze dell’ordine, rappresentanti delle istituzioni, che fin dalle 15 ha riempito la basilica dei Santi Medici. Ma ieri pomeriggio, però, tutto il cuore di Bitonto era lì a salutare e dare l’ultima profonda carezza ad Alessandro Viesti, Tommaso Ricci, Floriana Fallacara e Lucrezia Natale, i quattro ragazzi deceduti nell’incidente stradale di martedì sera sulla sp.231 tra Bitonto e Modugno in uno scontro frontale tra la loro autovettura e quella condotta da una coppia di fidanzati (giovanissimi anche loro), ancora ricoverati in ospedale. Il clima nella centralissima chiesa era straziante per quello che è stato uno dei momenti più tristi degli ultimi anni. Silenzio, solo silenzio (non pochi, però, hanno preferito uscire durante la funzione religiosa) davanti ai feretri e alla celebrazione presieduta dall’arcivescovo di Bari-Bitonto Giuseppe Satriano. Perché, dinanzi a tragedie del genere, le parole sarebbero superflue. Tutte.
«Cari Tommaso, Floriana, Alessandro e Lucrezia – l’omelia di Satriano -, avremmo desiderato tutti cedervi un pezzetto della nostra vita, se avesse allungato la vostra presenza tra di noi. Il fiore della giovane età porta la promessa di futuro, che oggi sembra tradita. Il dolore della vostra assenza ci ricorda quanto sia stato bello avervi tra noi. Vi faremmo però un torto a considerare la vostra storia finita perchè vi immaginiamo nella festa del paradiso e da lì vi chiediamo di aiutarci. Siamo distrutti e affranti – ha proseguito il vescovo – perché è come se in quell’incidente fosse morto ciascuno di noi. Il sogno d’amore di giovani fidanzati (e Tommaso e Floriana lo erano da un paio d’anni, ndr) e i desideri di vita di ognuno di loro si sono infranti, annullando un futuro pieno di speranza». La domanda che ci si pone è una soltanto: dove è Dio in questi casi? «Il signore – le parole dell’arcivescovo – era accanto a loro. Dio non toglie la vita perché quello che insegnano le sacre scritture è che esiste un Dio secondo cui la morte non è l’ultima parola sulla nostra vita. È un padre che asciuga le lacrime, che ha compassione». Commozione anche nelle parole del sindaco Francesco Paolo Ricci, che ha voluto il lutto cittadino e chiesto a uffici pubblici e scuole un minuto di silenzio alle 12 di ieri. «Cosa avrebbero detto a tutti noi i ragazzi in questo momento? Guardate con fiducia, abbracciate amici e genitori. Guardate con speranza il futuro perché loro volevano guardare in positivo la vita, essere allegri, scherzare, sfottere anche i loro genitori. E oggi (ieri per chi legge, ndr) ci invitano a fare questo. A prendere esempio dalla loro breve vita e dobbiamo dimostrare con i fatti, tutti quanti, di voler bene a questi quattro ragazzi e ai loro familiari».
Poi un lungo e scrosciante applauso di una piazza colma di gente, lacrime e dolore ha accompagnato l’uscita delle bare dalla chiesa portandole fin lassù in cielo, come quei palloncini fatti volare al loro passaggio. E pieni dei sorrisi di Alessandro, Tommaso, Lucrezia e Floriana.