Nel 2015 finì l’era Vendola e iniziò un nuovo decennio per la Puglia: quello, tuttora in corso, di Michele Emiliano. Si tornò alle urne il 31 maggio, con sette candidati a contendersi la carica di governatore. L’ex magistrato Emiliano, per il centrosinistra, in rappresentanza dell’eredità decennale di Nichi Vendola. Con lui Partito Democratico, Emiliano sindaco di Puglia, Noi a sinistra per la Puglia, Popolari, La Puglia con Emiliano, Partito Comunista d’Italia, Pensionati e invalidi giovani insieme, Popolari per l’Italia.
Il centrodestra si presentò spaccato. Da un lato, l’oncologo Francesco Schittulli, già presidente della Provincia, supportato da Oltre con Fitto, Movimento politico Schittulli – Area popolare, Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale. Dall’altro, Adriana Poli Bortone, già sindaco di Lecce, insieme a Forza Italia, Noi con Salvini, Puglia Nazionale, Partito Liberale italiano. Per il Movimento 5 Stelle, Antonella Laricchia. Per la lista “L’Altra Puglia”, Riccardo Rossi. Per la Federazione dei Verdi, Gregorio Mariggiò. Per Alternativa Comunista, Michele Rizzi.
Fu il Partito Democratico ad aggiudicarsi la maggioranza dei voti, con il 18,81%, seguito dal Movimento 5 Stelle, ancora nella sua fase più fortunata, che raggiunse quota 16,33%. Terza fu Forza Italia con il 10,8%.
Emiliano, ovviamente, fu il candidato che, con il 47,12%, si aggiudicò la vittoria. Vittoria certamente agevolata dal centrodestra disunito, ma che ci sarebbe stata anche in caso contrario, dal momento che, insieme, le due coalizioni di Schittulli e Poli Bortone si fermarono a poco più del 32% (18,29% il primo e 14,40% la seconda). Ottimo fu il risultato dei pentastellati, che raggiunsero il 18,42%. Irrilevanti i risultati di Rossi (1,02%), Mariggiò (0,45%), Rizzi (0,30%).
Risultati che furono in linea con i dati bitontini, nonostante questi ultimi fossero leggermente più favorevoli al centrosinistra. Emiliano si affermò con il 49,16%, seguito da Laricchia (23,34%), Poli Bortone (15,41%), Schittulli (10,78%), Rossi (0,69%), Rizzi (0,32%), Mariggiò (0,28%).
Parleremo nel prossimo appuntamento della figura del nuovo governatore Emiliano. Limitiamoci, oggi, al mero appuntamento elettorale che, a Bitonto, vide ancora una volta tra i candidati in lizza l’ex vicesindaco di Bitonto Domenico Damascelli.
Ci aveva già tentato cinque anni prima, scontrandosi con Nicola Pice che era tra i candidati consiglieri del Partito Democratico. In quell’occasione, tra i due candidati, nessuno riuscì ad accedere al consiglio regionale, non ricevendo l’appoggio compatto delle coalizioni di appartenenza.
L’appuntamento del 2015 fu, invece, più propizio per Damascelli, che riuscì ad accedere alla massima assise regionale, tra i banchi riservati all’opposizione della giunta Emiliano.
E così, dopo anni di assenza dal consiglio regionale, Bitonto tornò ad avere un rappresentante.
Non ce la fecero gli altri candidati bitontini. Ben otto. Oltre Damascelli, unico candidato per Poli Bortone, rimanendo in casa centrodestra, anche Ottavio Felice Morea, per “Oltre con Fitto” che, in campagna elettorale fu sostenuto dallo stesso Fitto, intervenuto a Bitonto. E, ancora, l’ex consigliere comunale Ezia di Carlo e Grazia Scaraggi, per il Movimento Politico Schittulli. Per Fratelli D’Italia – Alleanza Nazionale, infine, Francesco Pio Izzo.
Per il Movimento 5 Stelle, il candidato consigliere cittadino fu Giuseppe Cannito, che, nel 2008, aveva tentato di proporsi come sindaco per gli “Amici di Beppe Grillo”.
Nel centrosinistra quattro furono i candidati: Michele Daucelli per “Noi a Sinistra”, Vito Palmieri per “La Puglia con Emiliano”, Stefano Presicce e Mariano Rubini per “Popolari per l’Italia”.
A dire il vero, fu Daucelli il candidato concittadino maggiormente suffragato, con 1932 voti, ma a differenza di Damascelli (1903) non riuscì ad accedere in consiglio regionale. 1405 i voti per Cannito e 977 quelli per Palmieri, insufficienti anche in questo caso. Ben inferiori i consensi raggiunti dagli altri aspiranti consiglieri: 333 per Scaraggi, 86 per Morea, 59 per Presicce, 43 per Izzo, 17 per Rubini e 0 per Di Carlo.
Astensionismo e buon risultato grillino furono i primi dati che emersero. Meno di 1 elettore su 2 votò, per un totale del 47,4%, rispecchiando la linea della Puglia, regione con la più bassa affluenza alle urne tra quelle interessate dall’appuntamento elettorale. Un fenomeno che, nel corso di questa rubrica abbiamo più volte sottolineato, ricordando come la tendenza a disertare il voto iniziò a fine anni ’70.
Nonostante Damascelli fosse riuscito nell’impresa di farsi eleggere, immancabile fu la riflessione da parte della stampa sull’insuccesso dei candidati bitontini, spesso poco supportati a vantaggio di candidati non concittadini. Il forzista, infatti, fu eletto anche grazie a voti ricevuti da altri comuni, cosa che non riuscì ai suoi rivali. Il principale partito di centrosinistra, poi, non aveva proposto alcun cittadino.
«Ai bitontini (anche ai singoli partiti, evidentemente) i loro candidati non piacciono proprio».
«I bitontini, oltre i confini cittadini, sono evanescenti».
Furono queste alcune delle riflessioni pubblicate sul Da Bitonto a margine del voto. Ma è davvero così importante la presenza di candidati concittadini? O il continuo evocare il concittadino è un appello dal tono populista generato da una disaffezione ormai dilagante verso i partiti politici e la loro visione che dovrebbe trascendere i confini cittadini? Un appello che, incapace di riconoscersi in una visione generale della realtà che dovrebbe caratterizzare la politica, resta prigioniera di un campanilismo per cui ad essere importante è solamente il luogo di nascita del candidato?
Un argomento, questo, su cui ritorneremo più in là, prima dell’ormai vicina conclusione di questa rubrica.
L’altro aspetto, sottolineato dalla stampa a margine delle urne, fu il tono abbastanza spento della campagna elettorale.
«Non è tutto, perché Bitonto in questa tornata elettorale è stata dimenticata anche dai 7 aspiranti governatori. Si sono affacciati soltanto Schittulli e Laricchia (impalpabile presenza di qualche minuto dalle 23.30 in poi giovedì prima del voto). Emiliano? Ci ha fatto visita due volte solo prima delle primarie di novembre» scrisse sempre il Da Bitonto.
«La campagna elettorale è una macchina che si aggira in città, di notte, a fari rigorosamente spenti» aveva scritto anche Domenico Pinto nella sua rubrica “Il Pinto della situazione”, sul Da Bitonto cartaceo del mese di maggio 2015.
Segno, questo, che le piazze reali stavano lasciando progressivamente il passo alle piazze virtuali del web e dei social network. Aspetto, questo, destinato ad acuirsi sempre più, rendendo sempre più rari e sempre meno partecipati i classici comizi in piazza.