Il vento forte nell’aria calda che sferzava sabato sera la Calabria sembrava già un’anomalia. 25 febbraio, la colonnina di mercurio nella serata crotonese a registrare 17 gradi. Qualche ora dopo, quel vento così forte da far volare un po’ di tutto ha spezzato l’imbarcazione di fortuna che si aggirava nel Mediterraneo, generando distruzione e morte. Sessanta vittime, tra cui quattordici bambini, tragicamente rimbalzati sulla spiaggia di Steccato di Cutro (KR) o rimati a giacere nel mare che li ha inghiottiti. Un triste spettacolo, con indumenti e oggetti finiti sulla battigia, a dire ancora una volta la morte tragica. Tra la terraferma e il barcone, le onde alte come un muro invalicabile per tanti, troppi inermi. Chi è rimasto vivo, ha visto le acque inghiottire i propri bambini e i compagni di un viaggio nato nella speranza e finito nel dolore.
La vicinanza dei Vescovi calabresi. Questa mattina mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Cei – come preannunciato da un comunicato stampa dei vescovi calabresi – è sul luogo della tragedia in rappresentanza della Cei “per un momento di preghiera e per esprimere la prossimità e la vicinanza di tutta la Chiesa italiana”. Ieri sera, intanto, mons. Savino è già intervenuto sull’accaduto: “Dinanzi alla nuova tragedia che si è consumata causando decine di vittime, donne uomini e bambini, non possiamo stare zitti. È l’ora di svegliare le coscienze. È l’ora della profezia. È l’ora della politica, di politiche alte e altre. Diciamo di no a certi decreti governativi che di fatto ci mettono nella condizione di registrare sempre queste sciagure in mare”. Di “naufragio dell’umanità” hanno invece parlato i vescovi calabresi in un comunicato stampa. “Esprimiamo il profondo dolore e lo sconcerto per l’ennesima tragedia che si è consumata nel mare della nostra regione e invitiamo tutte le comunità cristiane a manifestare con la preghiera e la solidarietà, una concreta vicinanza alle vittime”, hanno affermato i presuli delle Chiese che sono in Calabria.
Ricordando che “nessuno può rimanere indifferente”, i vescovi hanno inteso “elevare un invito accorato rivolto a tutti, a non rimanere inerti, a immaginare nuove strade solidali che possano permettere al nostro Mediterraneo di non essere più uno scenario di morte”.