Dopo aver vinto il concorso “Calliope” III° edizione del 2016 per la poesia intitolata “Il mare”, la professoressa Rosa Stellacci in Avena, vince ancora una volta con il premio Artistico -Letterario “Giusy Gurrado 2022″ FIDAPA – Sezione di VENOSA con la poesia ” A mio padre” aggiudicandosi il primo posto.
Presenti all’evento presso il Castello”Pirro del Balzo di Venosa, la Presidente Fidapa sezione di Venosa Marirosa Orlando, la Presidente della Fidapa di Bitonto Rosaria Albanese, la Presidente Fidapa BPW Italy Distretto Sud-Est Maria Nuccio, la Sindaca di Venosa Marianna Iovanni,
i Componenti della Giuria : professoressa Maria Teresa Alamprese, preside Rosetta Maglione, professoressa Maddalena Menna e il presidente della Giuria Antonio Vaccaro nonché critico.
Di seguito le motivazioni del professore Antonio Vaccaro critico e presidente della giuria:
Ventitré versi che possono essere letti come il racconto di un’assenza o il canto della nostalgia o anche dell’ebbrezza di un viaggio nella solitudine.
Un pò tutto questo, e altro ancora, è la poesia “A mio padre”: poesia del rimpianto – se vogliamo condensarne il senso in una formula.
“A mio padre”: il componimento poetico che la Giuria ha inteso premiare tra i quaranta componimenti pervenuti per la seconda edizione del Premio Artistico – Letterario “Giusy Gurrado 2022”, Sezione poesia, indetto dalla Fidapa di Venosa.
Sono i suoni a scrivere la partitura di un testo poetico, i costituenti essenziali nella formazione dei significati e di quella che si dice l’atmosfera.
I suoni, una sorta di “guida per l’inconscio”- secondo la felice formula di un critico . I suoni, ma anche i tempi verbali che in questa poesia fungono, si direbbe, da barometro delle emozioni. Sicché una lettura attenta agli uni come agli altri ci restituisce intatta la bellezza e il fascino di questo racconto in versi.
Di tempi verbali l’Autrice non ne conosce che due: l’imperfetto, con quattro occorrenze, il presente con cinque.
L’imperfetto, il tempo che, come ha scritto Alessandro Piperno in un saggio su Marcel Proust, ” ha il doppio pregio: un suono malinconico e una morbida solennità di cui investe le azioni, mentre crea una frattura irrimediabile tra presente e passato”.
E allora godiamoci la bellezza degli otto versi della seconda strofa nei quali si confrontano il passato e il presente: il passato , che rivive nel sorriso del padre, nel suono delle nenie rubato al respiro ansimante della fisarmonica, quella che il padre suonava e che con lui faceva un tutt’uno e infine nel vento dell’infanzia, il presente, che è l’ombra della sedia in una stanza vuota e muta, fredda del gelo di un cuore orfano.
Un contrasto, quello tra passato e presente che si realizza plasticamente nella sequenza di due imperfetti e tre tempi presenti: la realtà , insomma, che detta le sue leggi, esiliando i rimpianti tra le ombre del tempo irrimediabilmente perduto.
In sintesi le motivazioni della giuria:
Poche essenziali immagini – una sedia, una fisarmonica – emergono da un’atmosfera tenue e rarefatta; e con esse i canti e colori rapiti al vento dell’infanzia per evocare in uno struggente racconto in versi l’immagine di un padre destinata a scolpirsi nella memoria del lettore.