FabLab Poliba (Centro tecnologico interprovinciale di fabbricazione digitale) e Museo archeologico della Fondazione De Palo-Ungaro annunciano un progetto innovativo per la fruizione del patrimonio culturale a Bitonto.
Grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali sarà creato un percorso museale tattile per estendere la fruizione dei beni culturali a utenti con diversabilità. L’obiettivo è di ridurre le distanze tra il patrimonio culturale e i suoi fruitori, che diventano visit-attori, coinvolti in una realtà tangibile tutta da scoprire, sperimentando nuove abilità e conoscenze, con un approccio attivo e intuitivo.
Il percorso museale tattile integrerà il percorso museale tradizionale e sarà alimentato da reperti archeologici del museo bitontino selezionati, scansionati e riprodotti al vero in 3D, in modo da renderli accessibili al tatto e fruibili anche a ciechi o ipovedenti. Le testimonianze di questo patrimonio unico e irripetibile saranno accessibili anche in un ambiente virtuale: all’interno del museo di via Mazzini, infatti, sarà allestita una postazione VR che, con l’ausilio di un visore, consentirà di immergersi ed esplorare il museo nella sua veste virtuale, scoprendo e interagendo con le ricostruzioni tridimensionali dei singoli reperti.
L’iniziativa nasce sulla scia della positiva collaborazione, realizzata nel 2021, tra il Fablab Poliba e il MarTA (Museo archeologico nazionale di Taranto), che hanno sperimentato con successo la realizzazione di nuovi percorsi sensoriali per ipovedenti e non vedenti attraverso lo studio e la riproduzione in 3D dei reperti archeologici del museo tarantino.
Una collaborazione sperimentata nell’ambito del progetto “Cross the Gap” finanziato dall’Unione europea, che testimonia la crescente attenzione ai temi dell’accessibilità da parte dei Paesi europei, protagonisti negli ultimi anni di numerose iniziative per favorire l’accesso al patrimonio culturale per un bacino di utenza allargato.
Protagonista di questo nuovo progetto sarà, dunque, il Museo archeologico di Bitonto, descritto dal presidente della Fondazione De Palo–Ungaro, Nicola Pice, come “un contenitore dove spesso il contemporaneo si trova a dialogare con l’antico e l’antico si intreccia col moderno; un luogo di tutela impegnato a classificare e a ordinare il già-noto ma anche a rileggere e a riscrivere rilevanti momenti dell’archeologia e della storia dell’arte”.
“Sono convinto – dichiara Pice – che questa innovativa iniziativa potrà concorrere non poco alla valorizzazione e alla conoscenza del museo archeologico, rendendolo maggiormente, più che un luogo da visitare, un crocevia di incontri e di relazioni, uno spazio dinamico e performativo, inclusivo e ospitale, nella consapevolezza che lo sviluppo di una ragione museale si sostanzia nel riuscire a essere luogo di mediazione tra il patrimonio che gestisce e la collettività e nel favorire una immagine del museo non ancorata ad un ‘visitare’ muto ed effimero”.
Di importante occasione di collaborazione trasversale tra diverse strutture significative del territorio comunale parla, poi, il direttore del Centro tecnologico, Nico Parisi, sottolineando che “grazie alla messa in esecuzione di progetti promossi dal Comune di Bitonto, il FabLab Poliba, tra i più autorevoli laboratori di fabbricazione digitale in Italia, e il Museo archeologico DePalo-Ungaro, importante presidio museale di interesse non solo locale, propongono insieme un arricchimento dell’offerta culturale, impiegando in modo innovativo le nuove tecniche del mondo digitale”.
“Tra l’altro – evidenzia Parisi – si manifesta un’occasione tangibile per cominciare a tessere una relazione tra differenti siti museali di Puglia, che condividono best practice alla base di una futura rete museale regionale”.
Per il sindaco di Bitonto, Francesco Paolo Ricci, “ogni museo è di per sé un servizio alla collettività e un luogo della vitalità culturale di una comunità: lo è maggiormente se, narrando la propria storia a ogni tipo di visitatore, riesce a dare agli oggetti esposti il proprio senso, il proprio valore, senza perdere di mira il riferimento al territorio cui rinviano per l’origine e la loro storia”.
“Questo progetto – aggiunge Ricci – merita il pieno sostegno dell’Amministrazione comunale, perché propone una suggestiva lettura del nostro passato con lo sguardo e gli strumenti del futuro, che si realizza nel segno dell’accessibilità e dell’inclusione, valori centrali per la crescita culturale e sociale della nostra comunità”.