DI DAMIANO MAGGIO, SOCIOLOGO
Da diversi anni, ormai è noto, gli enti locali vivono una condizione finanziaria di emergenza, a causa della crisi economica e dei continui tagli operati dallo Stato. Non sono permesse assunzioni che invece sarebbero utili per “svecchiare” la classe dirigente ed i funzionari (tra l’altro, molti in via di pensionamento e senza la possibilità di rimpiazzo), meno che mai è possibile attivare necessarie opere d’ investimento, se non contribuendo a deprimere ancora di più l’economia locale, mentre l’emergere di nuove povertà e situazioni di disagio richiedono sempre maggiori interventi da parte dell’amministrazione. Per far fronte a questo stato di cose, occorre attuare una politica finanziaria comunale improntata al rigore, ma anche caratterizzata da innovazione e capacità di controllo della spesa per liberare risorse da destinare al miglioramento dei servizi. La nostra città è caratterizzata dalla sana e robusta interdipendenza dei seguenti elementi: Piano Regolatore, Riqualificazione urbana, Valorizzazione culturale, Terzo Settore per un nuovo Welfare, uso del Tempo libero, difesa della qualità dell’acqua, del suolo e dell’aria. La “buona amministrazione” dovrebbe avere l’intelligenza di affrontare questi complessi temi, che contraddistinguono la vita della comunità, considerando ognuno di essi come parte di un tutto. Gli strumenti da utilizzare per riuscire ad ottenere obiettivi concreti, raggiungibili e preziosi per la città sono: ascolto, apertura e condivisione, saldamente ancorati alla coerenza. In poche parole: tessere relazioni in grado di mettere in contatto persone che si impegnano, cittadini che desiderano una città dove prevalga la qualità della vita, dove i rapporti umani siano la base dello stare insieme e della ricerca di soluzioni alle problematiche che una collettività inevitabilmente incontra nel corso del vivere quotidiano. Sarebbe importante fare tesoro delle conoscenze accumulate in anni di esperienza civica, politica e amministrativa di chi ha (o ha avuto) una “visione” di città e del suo futuro, per mettere a frutto quei progetti mai realizzati. È questo, un modello di città Culturale prima che Politico, un’idea di città che ribalti gli schemi tradizionali: non un governo per la Città ma “La Città al Governo”. Una prospettiva totalmente diversa dalla solita, che guarda avanti, che ha il coraggio di nuove proposizioni e che soprattutto miri, ad un vivere sostenibile. Per realizzare questa sfida occorrono idee chiare, obiettivi certi e la volontà di accogliere i cittadini che, tutti insieme, possano sviluppare progetti e regole. La politica è uno spazio che va riconquistato, recuperando il piacere per l’impegno civile e la cura della città, nella convinzione che una comunità partecipe abbia gli strumenti per decidere il proprio futuro utilizzando, con il giusto equilibrio, gli istituti della delega e introducendo nuovi canali di partecipazione, di confronto e di ascolto dei cittadini e delle loro esigenze, dalle quali trarre indicazioni utili per la stesura delle linee programmatiche di governo, del piano di sviluppo della città, dei futuri bilanci di previsione e di programmazione delle opere pubbliche. Cominciamo dalle basi, marcando una netta distinzione sul piano del metodo. Cominciamo con il definire un vero e proprio Patto di collaborazione tra l’Amministrazione ed i Cittadini. Cominciamo a definire le proposte di leale collaborazione, i ruoli, le responsabilità, la fiducia reciproca per dare un segnale di discontinuità su quei contenuti troppo spesso legati a interessi particolari di alcune lobby. Si comincia davvero con poco: da una coscienziosa e trasparente comunicazione, che non si deve mai interrompere, fino ad arrivare alla possibilità di mettere a disposizione strumenti poter fare un serio monitoraggio e valutazione sull’andamento delle attività cantierizzate. Si può fare? Io dico di sì”.