«Sinisa era un uomo vero, come non ce ne sono più». Alba degli anni Novanta del secolo scorso, negli spogliatoi dello sterminato stadio Rajko Miti?, l’amato Marakàna, gli occhietti già vispi del ragazzino incrociano quelli ardenti del suo idolo. «Sì, ho passato un anno intero con loro, quando ero alla Stella Rossa. Andavo ad allenarmi tutte le settimane in prima squadra, che era fortissima. Ero pure in tribuna al San Nicola durante la finale di Coppa dei Campioni vinta dai miei compagni più grandi contro l’Olimpique Marsiglia». Sasha Kristic, che poi diverrà bomber scaltro e rapace con la maglia del Bitonto, conosceva bene l’ex mister del Bologna Mihajlovic, stroncato ieri dalla crudele leucemia: «Lui veniva da una situazione familiare particolare con genitori misti serbo-croati e abitava in una zona della terra slava non florida sotto l’aspetto economico. Così, aveva solo un sogno: diventare un calciatore professionista e liberare dalla povertà i suoi. E per due milioni di marchi tedeschi passò alla squadra biancorossa di cui era tifoso fin da piccolo. Ricordo quando si prese la pubalgia, faceva 3-4000 addominali al giorno, pur di non perdere la forma fisica». Le parole di Sasha, pur incrinate dalla commozione, grondano ammirazione: «Era indomito. Eccezionale. Nasce esterno e solo successivamente divenne centrale e fece del tiro la sua arma più temibile. Col suo carattere d’acciaio, ha rappresentato una nazione intera, ha insegnato a tutti che non si molla mai. Pensa che il cognato, col quale passava tutte le feste, lo voleva addirittura eliminare. Quando, poi, fu arrestato dalle truppe paramilitari della Tigre Arkan, questi chiamò proprio Sinisa per sapere cosa dovesse fare di quel suo parente e Sinisa, perdonandolo, lo salvò». Il ricordo è indelebile: «Con la sua tempra incrollabile era un punto di riferimento per tutto lo spogliatoio. La sua cultura del lavoro senza alcun giorno di lavoro univa tutti. Era forte, ma anche umile e rispettoso, visto che da ortodosso ha accettato l’incontro con i costumi e le tradizioni del Paese che lo ha accolto, l’Italia». Kristic rifiata un poco e, poi, osserva con dolente amarezza: «È davvero folle che nel 2022 ci siano guerre a devastare terre abitate da fratelli».