Sta per abbattersi una nuova, crudele scure sulla già tanto martoriata città. Nell’ambito della “riorganizzazione straordinaria e temporanea” del “servizio emergenza urgenza 118”, sarà ridisegnato tutto l’organigramma della sanità cittadina, tenuto conto che la pianta organica dei medici dell’Asl barese è fortemente deficitaria, sottodimensionata di quasi 180 unità. E dunque, attualmente, il nostro ex ospedale può vantare (ehm) in dotazione una automedica e un PPI (Punto di Primo intervento). Nel piano di riordino, si vorrebbe realizzare la non facile impresa di penalizzare ulteriormente il nostro Pta, cassando pure il Ppi. D’accordo, al nostro pur glorioso e secolare nosocomio è stato intonato dalla Regione Puglia il “de profundis” da tempo, con un’opera di spoliazione progressiva e incessante, ma questo mi sembra davvero troppo. Un oltraggio irricevibile. Che fa ancora più male se si considera che, per altri versi – inquinamento dell’atmosfera e della falda, ripetitori ovunque, ipotesi di discariche assassine – il nostro territorio è già gravemente minacciato e da ambiti che si riverberano esiziali proprio sulla salute di tutti i cittadini, non è un caso che si siano moltiplicati negli anni i casi di tumore, includendo fra i soggetti colpiti pure giovanissimi. E, allora, che si fa? Invece di potenziare i servizi, s’apprifitta per infliggere il colpo di grazia? E tutte quelle strabilianti proposte – Casa della Salute, nuova struttura fra grandi centri viciniori e amenità varie – avanzate soprattutto a un dipresso delle troppo frequenti campagne elettorali, che fine hanno fatto? Ci resteranno gli ambulatori aperti a macchia di leopardo – anche se il timore che si tratti di altra parte anatomica canina è devastante…-, il laboratorio analisi sempre in procinto di traslocare, la dialisi ballerina e una farmacia non sempre aperta per chi ha bisogno? Poveri operatori si spaccano la schiena cotidie per noi…
Questo è lo scenario tragico che ci apprestiamo ad “ammirare”. Una volta, avremmo concluso il pezzo scrivendo “chi vivrà, vedrà”. Ma, stavolta, trema d’incertezza persino la mano che vorrebbe vergare la formula…