Per uscire dall’impasse, alla fine è stato sufficiente l’intervento dell’opposizione, la stessa che aveva condannato la maggioranza di pensare più alla spartizione delle poltrone che all’interesse della città.
Grazie a Vito Antonio Labianca (Bitonto Cambia) e Onofrio Altamura (Patto Comune), ieri la terza commissione consiliare bitontina è riuscita finalmente ad eleggere il suo presidente e ad insediarsi ufficialmente.
Una mossa salvifica per l’operatività della stessa, deputata a discutere di Urbanistica, Lavori pubblici, Viabilità, Gestione del traffico, Arredo urbano, Polizia urbana e Controllo del territorio, ma distruttiva, forse, per la tenuta della maggioranza.
L’elezione di Fabio Fiore, esponente di Rete Civica, alla guida della commissione, non sembrerebbe infatti essere stata molto gradita dai suoi compagni. O perlomeno da qualcuno di loro.
A contendersi la sua “poltrona”, fino a ieri, erano infatti in tre, ovvero tutti i membri della commissione, espressione della maggioranza. Oltre all’avvocato, ad assumere questa funzione puntavano sia Antonella Vaccaro, capogruppo del Partito Democratico, che Nicola Acquafredda di Strada in Comune, già nominato vicepresidente vicario del Consiglio comunale.
Diverse le motivazioni per la loro candidatura.
Per Fiore, si sarebbe trattata di una riconferma e quindi di un’occasione per continuare l’operato già svolto nei precedenti cinque anni. La giovane dem ambiva invece alla creazione di una sorta di “ticket” con l’assessore al ramo, Francesco Brandi, segretario proprio del circolo locale del PD.
Asso nella manica dell’ingegnere Acquafredda invece la “competenza tecnica”.
Posizioni forti e non conciliabili, tanto da generare duri scontri proprio la settimana scorsa.
E a rasserenare gli animi non è bastata neanche l’ipotesi di una turnazione della presidenza, avanzata in una riunione lunedì scorso. La proposta infatti non aveva convinto tutti, non sicuramente il PD che ribadiva la necessità di trovare la strada della concordia. In realtà, poi, mai imboccata.
Ieri mattina, infatti, nell’ennesima riunione monca (all’appello mancavano proprio Vaccaro e Acquafredda) ma valida, essendo rispettato il numero legale, Fabio Fiore è riuscito infatti ad ottenere il supporto dei due membri della minoranza.
“Sono lusingato e grato a Labianca e Altamura per la fiducia accordata alla mia candidatura” ha commentato il neo presidente, pronto a lavorare e a dimenticare le polemiche, che secondo l’avvocato, sarebbero solo state “enfatizzate dall’esterno”. “Ci sono stati solo confronti pacati tra noi”.
L’ascia di guerra però non sembrerebbe affatto sotterrata.
“Il colpo di coda” di Fiore, come qualcuno lo avrebbe definito, ha innescato la necessità di serie analisi politiche.
Da un lato, il Partito Democratico mal digerisce il fatto di non aver ottenuto la presidenza di nemmeno una delle commissioni consiliari. Condizione che stride con il suo essere primo partito della coalizione di maggioranza (grazie al 12% di voti ottenuti nelle amministrative di giugno) e con la sua rappresentatività nella massima assise (un assessore, la presidenza del consiglio e quattro consiglieri). “A livello procedurale c’è stato qualcosa che non è andato, che ci si augura non sia dovuto a problemi politici” raccontano dalla “Pescara”.
Dall’altro, alcune indiscrezioni vorrebbero Strada in Comune pronta a far recapitare una nota direttamente sulla scrivania del sindaco.
Secondo i tre consiglieri (Rino Mangini, Lillino Avellis e Acquafredda, appunto), Francesco Paolo Ricci dovrebbe aprire una profonda riflessione a seguito della mossa politica, quale l’elezione di Fiore con i voti della minoranza, ritenuta altamente lesiva degli equilibri della maggioranza.