La Città metropolitana di Bari contro il Comune di Bitonto.
È l’ultima puntata della interminabile questione “Ferlive”, con l’incubo discarica che incombe sulla città (ma interessa anche le frazioni e anche Sovereto e Terlizzi) e che potrebbe materializzarsi in contrada Colajanni. La mossa dell’ex Provincia è da considerare una “reazione” (un atto dovuto secondo gli esperti e gli addetti ai lavori) alla primissima azione da parte di Palazzo Gentile, che circa tre settimane fa ha impugnato al Tribunale amministrativo regionale (Tar) la decisione della Conferenza di servizi dell’ente di via Spalato, che a giugno ha dato il via libera all’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) alla discarica. Da notare, dunque: l’ente guidato dal sindaco Antonio Decaro che si oppone al Comune il cui primo cittadino, Michele Abbaticchio, è stato per sette anni vicesindaco metropolitano nonché candidato alla Camera proprio per volontà di Decaro.
Tutto parte da giugno, allora. L’ex Provincia, sulla base di alcuni pareri, dice che la (nuova) discarica “Ferlive” s’ha da fare. Una mazzata per il neo eletto sindaco Francesco Paolo Ricci, che decide subito di muoversi (insieme alle associazioni del territorio) per tentare l’annullamento previa la sospensione dell’efficacia. E lo fa, innanzitutto, chiedendo aiuto alla presidenza del Consiglio dei ministri, dapprima con una richiesta di opposizione al disco verde della ex Provincia e poi presentando una tutela autodifensiva di 225 pagine con la quale ribadivano i motivi di una scelta – a loro dire – ingiustificata. Sulla quale c’è da ricordare che dal Comune è già arrivato, da tempo, il parere urbanistico contrario e la denuncia da parte dell’Ufficio tecnico di evidenti vizi di illegittimità procedurale. Ma le risposte di Palazzo Chigi sono state negative in entrambi i casi.
Da Bitonto, allora, hanno soltanto una via obbligata a questo punto: il ricorso al Tribunale amministrativo regionale. Ratificata ufficialmente il 20 settembre e a cui la Città metropolitana non si è fatta trovare impreparata, come detto. La “risposta” da via Spalato è arrivata con un decreto del 30 settembre a firma proprio di Decaro.